Fibrosi cistica, al via test su terapia a base di virus mangia-batteri

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Negli Usa ha preso il via una sperimentazione che valuterà l'efficacia di un nuovo potenziale trattamento a base di virus batteriofagi per curare le infezioni antibiotico-resistenti nei pazienti affetti da questa patologia. Lo ha annunciato il National Institute of Allergy and Infectious Diseases

 

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Verso nuovi passi in avanti contro la fibrosi cistica, una malattia genetica ereditaria che  colpisce molti organi, e causa dei disturbi che tendono a comparire nella prima infanzia. Negli Stati Uniti ha preso il via una sperimentazione che valuterà l'efficacia di un nuovo potenziale trattamento a base di virus batteriofagi per curare le infezioni antibiotico-resistenti nei pazienti affetti da questa patologia. Lo ha annunciato il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) americano, in una nota.

Al via sperimentazione su 72 pazienti

Il trial sarà condotto su 72 pazienti in 16 centri americani. Come precisato dal Niaid, i batteriofagi (anche detti fagi) sono virus che infettano selettivamente i batteri causandone la morte o inattivandoli. Il nuovo trattamento è mirato contro il batterio Pseudomonas aeruginosa, una delle cause più comune di infezioni polmonari nei soggetti con fibrosi cistica, che sempre più frequentemente non risponde alla terapia con antibiotici. La terapia sperimentale comprende quattro specie di batteriofagi che infettano naturalmente Pseudomonas aeruginosa, provocandone la morte, senza attaccare altri batteri o cellule umane.

La prima fase del test

Inizialmente, il trattamento verrà testato su 6 pazienti, due per ciascuno dei dosaggi che si intendono testare. Si procederà su altri pazienti, solo se, dopo alcuni giorni di follow-up, non saranno osservati gravi problemi di sicurezza su questo primo campione.  
"La prevalenza della resistenza agli antibiotici è preoccupante e la necessità di terapie più efficaci per le popolazioni vulnerabili, come le persone con fibrosi cistica, è particolarmente urgente", ha riferito il direttore del Niaid Anthony Fauci. "Speriamo che questo studio, e altri simili, possano aprire le porte a un nuovo tipo di terapia per le infezioni batteriche difficili da trattare", ha concluso.

 

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