Covid e Long Covid, come sport e nutrizione possono migliorarne la gestione

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Master Nutrition Course
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Mentre la ricerca scientifica sulle conseguenze del coronavirus prosegue, diversi studi hanno dimostrato come praticare attività fisica regolarmente e nutrirsi in maniera corretta possa aiutare a mitigare gli effetti dell’infezione, anche a lungo termine

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Che ruolo hanno alimentazione e attività fisica nel combattere le conseguenze, anche a lungo termine, che il Covid-19 lascia in chi si è contagiato? Mentre le ricerche sul coronavirus proseguono, diversi studi hanno dimostrato come alcuni sostanze – dai polifenoli agli amminoacidi – intervengano sui processi infiammatori scatenati da varie infezioni, con effetti benefici. Potrebbero quindi rivelarsi utili anche nell’ambito dei percorsi di riabilitazione dopo la guarigione dal Covid-19. Si è discusso di questo al Master Nutrition Course che si è tenuto il 2 ottobre a Milano, organizzato da Equipe Enervit e The Inflammation Research Foundation, con il patrocinio della Società Italiana Nutrizione, Sport e Benessere (SINSeB). Cinque gli approfondimenti, con altrettanti relatori. Il Professor Barry Sears – biochimico, ideatore della Dieta Zona e presidente de The Inflammation Research Foundation – ha analizzato il tema parlando del ruolo degli acidi grassi Omega-3 nella riduzione delle citochine. Giovanni Scapagnini, medico e neuroscienziato esperto di anti-aging e professore di Nutrizione Clinica presso il Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute all’Università degli Studi del Molise, ha spiegato qual è il ruolo della nutrizione funzionale per chi soffre di Long Covid. Il direttore del Diabetes Research Institute di Miami, Camillo Ricordi, si è concentrato sulle strategie non farmacologiche utili a prevenire la progressione delle pandemie nel nostro secolo; Hellas Cena - professore e responsabile del Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica all’Università di Pavia e del Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica, ICS Maugeri I.R.C.C.S. – ha spiegato cosa ci ha insegnato la pandemia da coronavirus. Gli apporti benefici della combinazione tra attività fisica e nutrizione corretta post Covid sono stati invece i temi principali dell’intervento del presidente di SINSeB, Fabrizio Angelini.

Il ruolo della nutrizione nel ridurre le citochine per gestire il Covid-19

Gli studi condotti in questi anni sui pazienti Covid hanno dimostrato come spesso le complicanze dell’infezione siano associate ad alti livelli di citochine, piccole molecole proteiche capaci di legarsi a recettori specifici delle membrane cellulari. Le citochine hanno il compito di fornire istruzioni alle cellule e sono essenziali nelle prime fasi dell’infezione per rispondere all’infiammazione che colpisce l’organismo. Per un efficace percorso di guarigione è però necessario risolvere il danno infiammatorio causato dal virus. È qui che entra in gioco la nutrizione. L’assunzione di acidi grassi Omega-3 e di polifenoli, insieme alla quantità di calorie ingerite, è uno degli elementi chiave da controllare per ridurre un’eccessiva produzione di citochine. Il professor Sears ha quindi illustrato i risultati clinici che hanno messo in relazione un incremento dei livelli ematici di Omega-3 con la sopravvivenza, oltre a fornire informazioni chiave sui livelli raccomandati di assunzione di Omega-3 per ridurre la tempesta di citochine indotta dal Covid-19.

Health workers wearing overalls and protective masks in the intensive care unit of the Covid intensive care unit of the GVM ICC hospital of Casal Palocco near Rome, Italy, 21 January 2022. ANSA/GIUSEPPE LAMI

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Covid-19, autoimmunità e longevità malata

Il professor Ricordi, conosciuto anche per aver sviluppato il metodo per separare le isole di Langerhans (che contengono le cellule produttrici di insulina) dal pancreas umano, ha mostrato i risultati ottenuti durante i tentativi di salvare i pazienti Covid più gravi con infusioni di cellule staminali mesenchimali, espanse dal cordone ombelicale di neonati in buono stato di salute. La sopravvivenza dei pazienti Covid malati di diabete e dei soggetti di età inferiore a 85 anni è arrivata a toccare il 100%. I livelli di sopravvivenza a 30 giorni sono invece arrivati al 91% in riferimento a tutte le fasce d’età. La terapia è stata autorizzata dall’Fda statunitense per essere utilizzata in un trial allargato di fase 3. Dal 2020, Ricordi e il suo team hanno inoltre cercato di capire quali siano i fattori di rischio e le possibili strategie da utilizzare per prevenire le pandemie del 21esimo secolo, dalle infezioni virali come il Covid-19 alle malattie croniche legate alla longevità malata. Il ragionamento è questo: se animali come i pipistrelli, evolvendosi, sono riusciti a resistere a queste pandemie, l’obiettivo è adesso di rendere resistenti anche gli umani. Anche in questo caso è emerso come sostanze naturali come i grassi naturali Omega-3, gli attivatori delle sirtuine, i polifenoli e la Vitamina D3 si siano dimostri utili a mitigare o prevenire la progressione delle malattie considerate. Uno studio condotto da alcune università italiane e americane, in collaborazione con l’Iss, ha dimostrato ad esempio come la combinazione polifenoli e attivatori delle sirtuine sia in grado di inibire la replicazione virale e ridurre l'infiammazione, in infezioni virali, anche nei casi di Covid-19. Gli studi potrebbero quindi spianare la strada per mettere a punto in futuro strategie terapeutiche naturali. Resta, sottolinea Ricordi, il nodo dei finanziamenti – per ora quasi inesistenti - per proseguire sulla via delle ricerche.

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Long Covid e nutrizione funzionale

Il professor Scapagnini si è concentrato sulla condizione in cui versano molte persone che sono state contagiate dal coronavirus, manifestando sintomi per settimane o addirittura mesi dopo l’infezione. È quello che chiamiamo Long Covid. Nel 58% dei casi i pazienti hanno lamentato una sensazione di stanchezza a lungo termine, ma altre complicazioni riscontrate sono anche tosse, dispnea, difficoltà di memoria e concentrazione, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali e problemi muscoloscheletrici. Tra le ipotesi sulle cause di queste manifestazioni croniche di Covid-19 ci sono anche la persistenza virale associata a flogosi cronica, processi autoimmuni, alterazioni delle vie di segnale immunometaboliche, disbiosi, danno endoteliale e danno d'organo irrisolto. Al momento non esistono cure specifiche per la sindrome da Long Covid: la gestione dei pazienti si basa su trattamenti sintomatici e raccomandazioni di seguire uno stile di vita sano. In questo ambito è stato proposto l’uso di integratori alimentari a base di sostanze come amminoacidi, vitamine e minerali. Sempre gli Omega-3, ha spiegato Scapagnini, supportano il sistema cardiovascolare e la fisiologia del cervello e risultano elementi cruciali nella modulazione dei processi infiammatori. Altre sostanze che si sono rivelate utili nella cura del Covid-19 sono i polifenoli: antocianine, luteolina, quercetina e curcumina. Non si tratta di sostanze essenziali per mantenere le funzioni e il metabolismo cellulare, ma possono apportare un beneficio su alcuni aspetti delle funzioni immunitarie, soprattutto sul controllo dell’infiammazione.

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Come difendere la salute. Cosa ci ha insegnato la pandemia

Anche la professoressa Cena ha evidenziato i benefici di una buona alimentazione sul sistema immunitario. Diversi studi – dallo scoppio della pandemia – si sono espressi nello stesso senso, sottolineando come un regime nutrizionale inadeguato possa aumentare la suscettibilità dei pazienti a forme gravi di infezione. La cattiva alimentazione e le sue conseguenze sull’organismo, ha spiegato Cena, potrebbero essere una delle spiegazioni per il maggiore rischio di esiti più gravi da infezione da SARS-CoV-2 osservato nelle persone anziane e in coloro affetti da obesità. Abitudini alimentari corrette potrebbero inoltre supportare la risposta immunitaria, assicurando risposte efficaci anche alla vaccinazione contro il coronavirus.

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Dopo il Covid: nutrizione ed esercizio fisico

Importante per riuscire a gestire gli strascichi del Covid è anche l’esercizio fisico. Il professor Angelini ha messo in luce come l’attività sportiva e il movimento producano effetti benefici sulla salute, andando a prevenire, ritardare e mitigare – tra le altre cose - complicazioni di tipo metabolico, polmonare, cardiovascolare e neurocognitivo. Anche per quanto riguarda il coronavirus, l’inattività fisica è stata quindi associata a un rischio più elevato di complicazioni. I benefici aumenterebbero se, allo sport, si accompagna una corretta alimentazione, riducendo l’assunzione di carboidrati ad alto impatto glicemico e assumendo una quantità corretta di proteine e di grassi “buoni” (come quelli derivati dal pesce). A questo, ha detto Angelini, potrebbe essere utile aggiungere una supplementazione nutrizionale con preparati proteici e altre sostanze, dai pro-anabolici agli anticatabolici (come la creatina), insieme ad acidi grassi Omega-3. Nel trattamento post Covid, ha spiegato il professore, sarebbe quindi auspicabile un approccio multidisciplinare coinvolga varie professionalità, dai medici ai nutrizionisti e dai preparatori fisici agli psicologi.

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