Catania, è stata dimessa la mamma che ha partorito dopo il trapianto dell'utero

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All’inizio di settembre era nata Alessandra, la prima bambina a nascere da questo tipo di parto nel nostro Paese. Ora la mamma sta bene, ed è stata dimessa

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È stata dimessa Albina, la 31enne che ha ricevuto il primo trapianto di utero realizzato in Italia, e che all’inizio di settembre aveva dato alla luce Alessandra, prima bambina a nascere da questo tipo di parto nel nostro Paese. 

Mamma Albina dimessa

 

È avvenuto tutto all'ospedale Cannizzaro di Catania. Dopo aver contratto il Covid, e aver partorito prematuramente con un taglio cesareo alla 34esima settimana, Albina è rimasta ricoverata prima nella terapia intensiva, poi nell'Unità operativa complessa di Ostetricia e ginecologia, clinicizzata dell'università Kore di Enna, e diretta dal professor Paolo Scollo, che aveva preso parte all’intervento di trapianto insieme a Pierfrancesco Veroux, Massimiliano Veroux e Giuseppe Scibilia nell’ambito di un programma sperimentale coordinato dal Centro nazionale trapianti. Supportata dall’equipe anche nel percorso di fecondazione assistita e nella gravidanza, Albina è stata infine seguita fino alla negativizzazione. La donna, che continuerà a essere monitorata dagli specialisti, ha potuto così vedere la sua Alessandra, anche lei in fase di miglioramento. Dopo essere stata ricoverata nelle prime settimane nell'Unità di Terapia Intensiva Neonatale diretta dal dott. Pietro D’Amico, la bambina è stata sottoposta a terapie antibiotiche e ad assistenza respiratoria non invasiva per via della sua nascita prematura. Alessandra verrà dimessa, fanno sapere i medici neonatologi, quando raggiungerà un livello di autonomia soddisfacente nell’alimentazione.

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Le parole dei medici

 

Grande soddisfazione era stata espressa dall’equipe, che si era occupata sia del trapianto che del parto, al momento della nascita di Alessandra. “Si è trattato di un trapianto estremamente complesso che ha presentato sin dall’inizio le difficoltà tecniche che ne limitano l’uso estensivo nel mondo. In questo caso l’utero, sin dal declampaggio dei vasi, ha mostrato una grande vitalità che ha poi permesso, grazie a una perfusione ottimale, di ‘vivere’ nella paziente e di portare a termine una gravidanza quanto mai attesa. Il Centro trapianti da me diretto ha seguito in questi due anni con cadenza settimanale la futura mamma al fine di monitorare le condizioni cliniche e modulare la terapia immunosoppressiva, soprattutto nella delicata fase finale condizionata dal Covid. L’utero trapiantato, al momento della nascita della ‘nostra’ piccola Alessandra, ha confermato la piena funzionalità, facendo ben sperare per il futuro”, aveva dichiarato Pierfrancesco Veroux, professore ordinario di chirurgia vascolare e trapianti dell’Università degli studi di Catania.

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