Cuore, le malattie autoimmuni possono danneggiarlo: lo indica uno studio

Salute e Benessere

I risultati della ricerca, portata avanti da un gruppo di ricerca internazionale guidato dalla Katholieke Universiteit Leuven, sono stati presentati nel corso del congresso della European Society of Cardiology Conference (Esc) a Barcellona

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Esistono svariate malattie autoimmuni che possono incrementare i rischi per il cuore in modo simile a quanto avviene con il diabete di tipo 2. Un recente studio, pubblicato sulla rivista Lancet, ne ha identificate 19, tra le quali la psoriasi, l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico, evidenziando la necessità di maggiori controlli sulle cure dei pazienti che le contraggono. I risultati della ricerca, portata avanti da un gruppo di ricerca internazionale guidato dalla Katholieke Universiteit Leuven, sono stati presentati nel corso del congresso della European Society of Cardiology Conference (Esc) a Barcellona.

Lo svolgimento dello studio

I ricercatori hanno spiegato che a circa il 10% della popolazione europea è stata diagnosticata almeno una malattia autoimmune (alcune persone ne hanno di più). In passato alcuni studi aveva già suggerito associazioni tra alcuni di questi disturbi e un rischio più elevato di malattie cardiovascolari. Tuttavia si trattava perlopiù di ricerche piccole e limitate, incapaci di fornire un quadro preciso della situazione. Il nuovo studio, invece, ha preso in esame 22 milioni di cartelle cliniche in tutto il Regno Unito e individuato 446.500 persone a cui era stata diagnosticata una delle 19 malattie autoimmuni e senza patologie cardiovascolari.

 

A ognuno dei partecipanti è stato abbinato un massimo di cinque individui in base a età, sesso, stato socioeconomico, residenza, che erano liberi da malattie autoimmuni e cardiovascolari, per un totale di 2,1 milioni di casi di controllo. Entrambe le coorti sono state seguite per circa sei anni. Al termine di questo periodo, i ricercatori hanno osservato che 68.413 persone tra quelle con malattie autoimmuni (pari al 15%) e 231.410 (11%) tra quelle senza, avevano sviluppato condizioni cardiovascolari, come malattia cronica, infiammazione cardiaca, tromboembolie: il rischio era, in media, 1,5 volte superiore (più ampio di quanto finora pensato) e maggiore in chi soffriva di sclerosi sistemica, morbo di Addison, lupus eritematoso sistemico e diabete di tipo 1. Inoltre, nei pazienti più giovani, aumentava in base al numero di malattie autoimmuni presenti.

 

L’ipotesi dei ricercatori

Nathalie Conrad, la coordinatrice dello studio, spiega che “l’ipotesi generale è che l’infiammazione cronica e sistemica, denominatore comune nelle malattie autoimmuni, possa innescare tutti i tipi di malattie cardiovascolari. Dobbiamo sviluppare misure di prevenzione mirate per questi pazienti e migliorare la loro consapevolezza. E studiare meglio le cause”.

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