Numerosi casi accertati di positività su tutto il territorio. Cresce la preoccupazione, gli esperti invitano a non ignorare i campanelli di allarme
Cresce la preoccupazione nel Padovano per il contagio da “febbre del Nilo”. Con 49 casi accertati finora, nel giro di poco più di 20 giorni l’Azienda Ospedale - Università di Padova, ha dovuto far fronte a questa nuova emergenza che sta mettendo sotto pressione la struttura. Con un periodo di incubazione che varia tra i 2 e i 14 giorni, il West Nile virus può covare sino a 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.
“In questi giorni la pressione della West Nile sulle strutture dell’ospedale è progressivamente aumentata. Da qualche singolo caso, che si poteva ritenere sporadico, siamo oggi a più di 10 persone ricoverate, 12 per l’esattezza, in una fascia di età dai 30 agli 80 anni. Solo negli ultimi tre giorni abbiamo avuto otto conferme di positività in pazienti che abbiamo ricoverato per i gravi sintomi della West Nile presso le nostre strutture”, ha dichiarato il direttore generale Giuseppe Dal Ben.
Cresce la diffusione del contagio
Con 19 pazienti positivi al virus soccorsi dall’ospedale, 12 sono attualmente ricoverati, mentre 6 sono stati dimessi. Un altro ancora è stato preso in carico a livello ambulatoriale. “Devo ringraziare il personale del laboratorio di analisi, che sta lavorando a pieno regime per poter arrivare a confermare nel più breve tempo possibile questi i casi sospetti. Si tratta di pazienti che accedono in ospedale con un malessere spesso diffuso, con i tipici sintomi di una forte influenza, talvolta con abbinati anche fenomeni neurologici. È bene richiamare alla prudenza, la malattia in questo periodo non scherza, con una diffusione a macchia di leopardo nell’intero territorio, favorita forse anche dalle condizioni meteorologiche”, ha continuato Dal Ben. Attualmente non esistono terapie specifiche per curare questo tipo di influenza: i sintomi, come nelle più conosciute, spariscono dopo qualche giorno, o si protraggono per qualche settimana.
La cura e i controlli
Si contano finora 3 casi gravi tali da richiedere il ricovero in terapia intensiva. Gli altri, che presentavano febbre, sintomi neurologici o encefalite lieve, sono stati affidati alle cure dei reparti di Malattie infettive o di Neurologia. “Nel reparto di Malattie infettive eravamo molto concentrati sul Covid, ma in questi giorni la West Nile ha soppiantato per presenze il virus precedente, impegnando ora molte energie del nostro reparto. Attualmente non c’è una terapia d’elezione, curiamo i sintomi e nel caso di meningiti e meningoencefaliti si interviene con farmaci ad hoc per contenere gli effetti sul sistema nervoso centrale”, ha commentato Annamaria Cattelan, la direttrice del reparto, che invita a non ignorare i campanelli d’allarme. “È bene non procrastinare l’arrivo in ospedale, nel caso si abbia importante febbre con cefalea, nausea, vomito, o stato confusionale. La malattia colpisce anche i giovani, ma sono le età avanzate quelle più a rischio, quindi i grandi anziani. Sono allo studio dei vaccini, che potranno essere molto utili, ma al momento ci basiamo sulla prevenzione”.