Dna e microbiota, cosa ereditano i figli dai genitori?

Salute e Benessere

Nicola Segata, a capo del Laboratorio di Metagenomica computazionale del Centro di Biologia integrata (Cibio) dell’Università di Trento, ha fornito una risposta a questa domanda nel corso di un’intervista

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Nel corso di un’intervista con l’Ansa, Nicola Segata, a capo del Laboratorio di Metagenomica computazionale del Centro di Biologia integrata (Cibio) dell’Università di Trento, ha spiegato cosa ereditano i figli dai genitori a livello di Dna e microrganismi. In particolare si è soffermato sul microbiota, il corredo di batteri, virus e funghi che popolano il corpo e che superano in numero le stesse cellule. 

 

“Ogni persona ha un doppio bagaglio di informazioni che porta con sé per tutta la vita. Da una parte il patrimonio genetico che eredita dai genitori e dall’altra il microbiota. A differenza del genoma, la composizione del microbiota dipende da una serie di fattori ereditari: età, dieta, uso di antibiotici. Analizzare il microbiota di una persona permette di individuare i microorganismi che caratterizzano il suo corredo e potenzialmente di studiare quanto sia esposta a determinate malattie”.

L’eventuale trasmissione di parte del microbiota

Nel corso dell’intervista, Segata ha sottolineato che la quasi totalità dei ceppi microbici in persone sane ha funzioni indispensabili, come per esempio coadiuvare la digestione. Tuttavia, la presenza di determinate varianti di alcuni microorganismi non patogeni può aumentare il rischio di contrarre malattie come il diabete, il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. 

 

Uno degli studi condotti da Segata riguarda la “colonizzazione” dei batteri dell’intestino del neonato, a cominciare dai suoi primi istanti di vita. Se si riuscisse a dimostrate che la madre può trasmettere, prima o durante il parto, un particolare microorganismo che può essere dannoso per la salute futuro del bambino, potrebbe essere possibile condurre degli esami specifici durante la gravidanza e offrire qualche trattamento preventivo al nascituro. Nel 2017, un team di ricerca del Cibio, grazie alla collaborazione delle unità operative di Ostetricia e Neonatologia dell’Ospedale di Trento, ha condotto uno studio pilota che dal quale è emerso che la trasmissione verticale dei microbi effettivamente avviene, almeno per alcune specie batteriche, e può essere studiata in modo sistematico.

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