Si chiama CBX2 ed è in grado di “intrappolare” specifiche regioni del Dna, contrastando l'azione di geni antitumorali. La scoperta, descritta sulle pagine della rivista specializzata Molecular Cancer, è frutto di uno studio italiano, condotto dall'Università Vanvitelli di Napoli
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Identificata una nuova proteina che sarebbe coinvolta nell’insorgenza e nella progressione della leucemia mieloide acuta (Aml). La scoperta, descritta sulle pagine della rivista specializzata Molecular Cancer, è frutto di uno studio italiano, condotto dai ricercatori del laboratorio di epigenetica presso il dipartimento di medicina di precisione dell’Università Vanvitelli di Napoli, in collaborazione con Biogem di Ariano Irpino e con il Netherlands Cancer Institute.
Lo studio nel dettaglio
La proteina identificata dai ricercatori si chiama CBX2, ed è in grado di “intrappolare” specifiche regioni del Dna (fenomeno conosciuto come condensazione del Dna), contrastando l'azione di geni antitumorali e favorendo l'insorgenza e la progressione della leucemia mieloide acuta.
Nel corso dello studio, il team di studiosi, guidato dalla professoressa Lucia Altucci, ha osservato nelle cellule leucemiche livelli di CBX2 più alti rispetto alle cellule normali. Come spiegato sul portale dell'Università Vanvitelli, i ricercatori sono poi riusciti a associare l’elevata espressione di CBX2 con le caratteristiche distintive del cancro, scoprendo anche il meccanismo attraverso cui la proteina favorisce lo sviluppo della leucemia. "L'aumentata espressione di CBX2 nelle cellule tumorali intrappola diversi geni all'interno di regioni molto condensate della cromatina impedendone la trascrizione. Sorprendentemente, abbiamo osservato che molti di questi geni codificano per proteine aventi una forte attività antitumorale", ha spiegato il primo firmatario dello studio Nunzio Del Gaudio.
Allo studio molecole in grado di inibire l'attività di CBX2
Gli studiosi sono, inoltre, riusciti a dimostrare che riducendo i livelli della proteina CBX2 nelle cellule tumorali sarebbe possibile inibire la proliferazione tumorale ed innescare i meccanismi di morte cellulare programmata, evasi dal tumore. "Il nostro studio identifica CBX2 come un nuovo potenziale bersaglio terapeutico per lo sviluppo di nuove terapie tumorali. Inoltre, in laboratorio sono già in corso disegni sperimentali volti a sviluppare nuove molecole capaci di inibire l'attività di CBX2", ha concluso la coordinatrice del gruppo di ricerca Lucia Altucci.