Covid, preoccupazione dalla Gran Bretagna sulla nuova variante Centaurus: cosa sappiamo

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Stando a quanto dichiarato dai virologi, questa mutazione di Sars-CoV-2 sembra avere una contagiosità ancora più elevata di quella di Omicron 5

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Omicron BA.2.75, prima nota come “variante indiana “ e ora ribattezzata “Centaurus”, sta sollevando parecchia preoccupazione nel Regno Unito, dove i casi stanno aumentando rapidamente. Questa mutazione del coronavirus è stata scoperta in India all’inizio di maggio e da allora la sua presenza è stata rilevata in una decina di Paesi. Tra questi ci sono il già citato Regno Unito, l’Australia, la Germania e il Canada. Stando a quanto dichiarato dai virologi, Centaurus sembra avere una contagiosità ancora più elevata di quella di Omicron 5, tanto che il 7 luglio il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) l’ha definita una “variante da monitorare”. Inoltre, potrebbe essere associata a malattie più gravi, anche se i dati su questo aspetto della mutazione di Sars-CoV-2 sono ancora deboli.

Le numerose mutazioni di Centaurus

Come riporta il Guardian, i virologi sono stati allertati dal maggior numero di mutazioni presente in BA.2.75 rispetto a BA.2, dalla quale è probabile che si sia evoluta. “Non sono tanto le singole mutazioni, quando il loro numero a preoccuparci”, ha riferito Tom Peacock, virologo dell’Imperial College London, che era stato il primo a identificare Omicron come potenziale problema nel novembre del 2021. “È difficile prevedere l’effetto di così tante mutazioni insieme”, ha aggiunto. Si tratta di “un quadro che conferisce al virus una sorta di proprietà jolly in cui la somma delle parti potrebbe essere peggiore di ciascuna di esse. Sicuramente Centaurus è un potenziale candidato a sostituire BA.5”. Esiste anche la possibilità che si tratti della “variante di una variante”.

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Le preoccupazioni dei virologi derivano anche dal fatto che in Inghilterra ci sono circa 3 milioni di adulti che non hanno mai ricevuto nemmeno una dose di vaccino anti-Covid. Il governo sta cercando di affrontare il problema, chiedendo agli enti specializzati di intensificare gli sforzi per convincere gli indecisi e chi ha sempre guardato con sospetto alle inoculazioni a cambiare idea.

 

Secondo il dottor Stephen Griffin, virologo dell’Università di Leeds, oltre alle vaccinazioni bisognerebbe anche pensare a un piano a lungo termine per prevenire i contagi e le reinfezioni. Tra le possibilità elencate dall’esperto c’è la creazione di ambienti in cui è difficile che il virus circoli, grazie alla presenza di sistemi che filtrano o sterilizzano l’aria. 

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