Varianti Covid e reinfezioni: come cambiano gli anticorpi e cos’è l’imprinting immunitario
La risposta dell’organismo al virus è legata alla proteina Spike del primo ceppo che si è incontrato: non è detto che chi è stato contagiato con Delta sia protetto anche da Omicron. Lo stesso vale per le vaccinazioni. Un farmaco pensato contro il ceppo di Wuhan potrebbe non essere efficace contro nuove forme di coronavirus
Tra le variabili da considerare per capire come e quanto gli anticorpi generati dall’aver contratto il coronavirus o dai vaccini Covid potranno proteggerci da nuove varianti c’è anche quello che in scienza è chiamato imprinting immunitario
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Science ne aveva già parlato nel dicembre 2021, pubblicando un articolo ripreso dal Corriere della Sera adesso che si discute di nuovo dell’emergere di nuove varianti e dell’aggiornamento nella formulazione dei prossimi vaccini
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Gli scienziati che hanno lavorato allo studio sottolineano come la risposta immunitaria alle varianti Covid sia condizionata dal primo ceppo di infezione con cui una persona è entrata in contatto
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Il meccanismo dell’imprinting immunitario vede gli anticorpi reagire soprattutto in base alla proteina Spike, con cui il virus “aggancia” le cellule umane
Lo studio pubblicato su Science
Il corpo impara a riconoscere la proteina Spike con cui per prima è entrato in contatto. Una nuova variante potrebbe quindi sfuggirgli
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Sono infatti proprio le mutazioni nella proteina Spike le differenze più marcate tra variante e variante
Discorso simile vale per i vaccini: non è detto che quelli creati per proteggere dal virus di Wuhan siano adatti a coprire del tutto anche contro Omicron 5 o altre varianti, pur mantenendo la loro efficacia nel prevenire decessi e forme di malattia grave
Si sottolinea come la risposta immunitaria sia comunque diversa da persona a persona. Non per forza un imprinting legato a un ceppo deve essere sinonimo di una protezione più debole rispetto a una successiva variante
Sono tutte considerazioni di cui si dovrà tener conto nella gestione della pandemia nei prossimi mesi. Sul fronte delle terapie, ad esempio, sta emergendo come le ultime varianti – come Omicron 4 e Omicron 5 – siano più capaci di sfuggire non solo ai vaccini ma “anche alle nuove terapie", spiega Antonio Ferro, presidente della Società Italiana d'Igiene (Siti)
Il cammino verso la produzione di nuovi vaccini con cui somministrare le eventuali quarte dosi (seconde dosi booster) alla popolazione mondiale risente del continuo emergere di nuove varianti
L’ipotesi più probabile è che in futuro, dal prossimo autunno, si utilizzeranno vaccini mRNA bivalenti, capaci cioè di agire sia sul ceppo di Wuhan che sugli altri. Dati preliminari, spiega il responsabile della strategia per i vaccini dell'Agenzia europea per i medicinali Marco Cavaleri, mostrano infatti come questo tipo di vaccini, incorporando un ceppo della variante Omicron, riescano ad “aumentare ed estendere la protezione, se usati come booster"