È una sotto-variante che non deriva da BA.5, bensì da BA.2. Al momento sono una quarantina i casi confermati. Australia, Canada, Germania, UK e Nuova Zelanda hanno depositato almeno una sequenza del nuovo sottolineaggio di Omicron
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Mentre nel nostro Paese, dopo alcune settimane di prevalenza di BA.2, la variante Omicron 5 sta prendendo il sopravvento, gli epidemiologi e i genetisti che seguono l'evoluzione del coronavirus Sars-CoV-2 hanno gli occhi puntati su un nuovo sottolineaggio di Omicron. È stato classificato come BA.2.75 ed è una sotto-variante che non deriva da BA.5, bensì da BA.2. Lo riporta un articolo del Corriere della Sera, in cui si sottolinea che questa variante "ha potenzialità per preoccupare e quindi è da monitorare da vicino". (COVID: LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA - VACCINO COVID: DATI E GRAFICI SULLE SOMMINISTRAZIONI IN ITALIA, REGIONE PER REGIONE)
Una quarantina di casi confermati
Al momento sono una quarantina i casi confermati da infezione da Omicron BA.2.75. Tuttavia, a parte un gruppo più numeroso in India, la distribuzione geografica sembra già internazionale con Australia, Canada, Germania, UK e Nuova Zelanda che hanno già depositato almeno una sequenza. Fattore che potrebbe far escludere errori di sequenziamento.
Tom Peacock, virologo del Department of Infectious Disease all’Imperial College di Londra, ha analizzato nel dettaglio la nuova variante evidenziando la presenza di 45 mutazioni in comune con BA.5 e 15 peculiari. Tra queste, 8 mutazioni nella spike (BA.5 ne ha 3).
Possibili caratteristiche
In particolare, sembrano essere due le mutazioni chiave con cui BA.2.75 differisce da BA.2: G446S e R493Q. G446S, come sottolineato dagli esperti, è in uno dei più potenti siti di fuga dagli anticorpi indotti dagli attuali vaccini che ancora neutralizzano BA.2. Gli epidemiologi si aspettano, dunque, che BA.2.75 potrebbe avere una maggiore facilità nel superare la barriera di anticorpi creata dai vaccini o da una recente infezione da Covid. Al momento non si hanno informazioni certe sulla maggiore o minore letalità della variante.