Si tratta del primo caso di assistenza da remoto nel campo della neurochirurgia. E’ stato possibile grazie alle potenzialità di una nuova tecnologia, denominata “NeuroSphere Virtual Clinic”, attraverso cui gli specialisti del reparto di neurochirurgia dell'ospedale San Salvatore hanno potuto monitorare a distanza il paziente a cui erano stati impiantato degli elettrodi nel cervello per trattare e ridurre il tremore tipico della malattia
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Il primo caso di assistenza da remoto nel campo della neurochirurgia. E’ quello che ha coinvolto un paziente affetto da Parkinson, trattato con la stimolazione cerebrale profonda e seguito nel proprio Paese di origine, ovvero l'Albania. Il tutto da L’Aquila e grazie alle potenzialità di una nuova tecnologia, denominata “NeuroSphere Virtual Clinic”, attraverso cui gli specialisti del reparto di neurochirurgia dell'ospedale San Salvatore, diretto da Alessandro Ricci, hanno potuto monitorare a distanza il paziente a cui, di recente, erano stati impiantato degli elettrodi nel cervello per trattare e ridurre il tremore tipico della malattia neurodegenerativa.
Il processo di stimolazione
Proprio grazie a questa metodologia, infatti, il paziente ha potuto comunicare con i medici e ricevere, praticamente in tempo reale, le necessarie indicazioni per avviare un trattamento di stimolazione, al di là della distanza con gli specialisti. Ma come si svolge l’innovativo processo? Attraverso un generatore, hanno spiegato i medici della struttura abruzzese, vengono prodotti stimoli elettrici che raggiungono particolari nuclei dell'encefalo mediante degli elettrodi. Tale procedura consente di migliorare le condizioni cliniche dei pazienti affetti dal morbo di Parkinson che non riescono a rispondere alle più comuni terapie farmacologiche. Grazie alle capacità del complesso software “NeuroSphere Virtual Clinic”, poi, i neurochirurghi aquilani riescono a monitorare i pazienti, in modalità video e audio, senza doverli per forza visitare dal vivo. Si tratta, sostanzialmente, di un ospedale virtuale e di una nuova evoluzione della telemedicina nella neurochirurgia.
Introdurre modifiche nelle funzionalità del trattamento
La struttura dell'ospedale San Salvatore, hanno riferito gli esperti, pratica la neuromodulazione già da alcuni anni, coordinata dal dottor Francesco Abbate. “La nuova tecnologia è di grande utilità perché ci permette di avere costantemente il paziente sotto controllo e di introdurre eventuali modifiche nei parametri e nelle funzionalità del trattamento”, ha spiegato l’esperto. “Si tratta di una risorsa che cambia completamente l'approccio terapeutico per i pazienti con disturbi del movimento che non vivono vicino ai centri specializzati o che non possono andare dal medico a causa di circostanze come la pandemia di Covid”, ha poi concluso.