Tumore rene, il 60% dei casi in Italia viene scoperto casualmente

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Ne soffrono in totale 144mila persone, con 13.500 nuovi casi all'anno. Sono alcuni dei dati comunicati in occasione della Giornata Mondiale contro il Tumore del Rene, che si celebra oggi, 16 giugno

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In Italia il 60% dei casi di tumore del rene (8.100 ogni anno) viene individuato per caso durante esami medici svolti per altri problemi di salute. Ne soffrono in totale 144mila persone, con 13.500 nuovi casi all'anno. Sette pazienti su dieci sono vivi a cinque anni dalla diagnosi e possono essere considerati guariti. Sono alcuni dei dati che descrivono una neoplasia ancora poco nota, comunicati in occasione della Giornata mondiale contro il tumore del rene, che si celebra oggi, 16 giugno.

Lo slogan della Giornata mondiale 2022

La giornata, promossa dall'International Kidney Cancer Coalition (Ikcc), rete internazionale e indipendente di associazioni di pazienti provenienti da 45 Paesi, quest'anno ha come slogan "Abbiamo bisogno di parlare delle opzioni di trattamento". Per sensibilizzare pazienti, caregiver e istituzioni su questo tema, Anture, l'Associazione nazionale tumore del rene ha organizzato una conferenza stampa virtuale.
"Negli ultimi anni è stata ampliata e perfezionata la gamma di cure disponibili. Tutti i dati dimostrano chiaramente un continuo miglioramento dei tassi di sopravvivenza in Italia. Abbiamo però ancora tante sfide da affrontare a cominciare dal numero di diagnosi precoci che deve essere incrementato", ha riferito Tonia Cinquegrana, Presidente e una delle fondatrici di Anture.

L'importanza dei test genomici

L'associazione ha inoltre sottolineato l'importanza dei test genomici in questa neoplasia: "Devono essere resi disponibili a tutti i pazienti che ne hanno necessità". Un altro aspetto è inoltre la maggiore promozione di nuovi trial clinici. Un recente sondaggio mondiale dell'Ikcc ha rilevato che l'89% dei pazienti con tumore del rene prenderebbe in considerazione l'idea di far parte di una sperimentazione clinica, ma a meno della metà viene proposta questa possibilità. "Gli studi clinici sono fondamentali per aumentare le nostre conoscenze sul cancro e al tempo stesso possono fornire ai malati l'accesso a trattamenti innovativi", ha aggiunto Giuseppe Procopio, Direttore dell'Oncologia di Cremona.
Nel tumore renale la chemioterapia e la radioterapia "sono risultate da sempre poco efficaci e il loro utilizzo è scarso", ha sottolineato Sergio Bracarda, Presidente eletto della SIUrO Società Italiana di Urologia Oncologica, sottolineando che "l'introduzione dei farmaci biologici prima e poi di quelli immunoterapici ha rivoluzionato la pratica clinica nonché restituito speranza a milioni di uomini e donne in tutto il mondo".
Il carcinoma renale "non può più essere sottovalutato. Come per altre neoplasie non è possibile avviare campagne di screening su fasce, più o meno ampie, della popolazione. Resta perciò un'altra preziosa arma nelle nostre mani che è la prevenzione primaria e quindi gli stili di vita sani. Sono documentati da molte ricerche i collegamenti tra la malattia e alcune abitudini scorrette come il fumo di sigaretta, l'obesità o l'eccesso di peso o l'abuso di alcol oltre che con patologie molto diffuse come l'ipertensione arteriosa o la malattia cistica renale", ha concluso Camillo Porta, direttore Oncologia Medica del Policlinico di Bari.

 

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