
Covid, ecco cosa sappiamo sui vaccini nasali e come funzionano
Alcuni scienziati e case farmaceutiche stanno lavorando a prodotti che potrebbero risultare più efficaci ed essere anche più facilmente somministrabili. Ci sono, però, ancora delle sfide da affrontare e bisognerà attendere. Ecco a che punto siamo

Finora tutte le persone che hanno ricevuto il vaccino contro il coronavirus, lo ha fatto sottoponendosi ad una iniezione. In futuro potrebbero però esserci delle alternative: una di queste sono i vaccini nasali
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Come riferisce Scientific American, una prestigiosa rivista di divulgazione scientifica, otto vaccini di questo tipo sono in fase di sviluppo clinico e tre sono arrivati alla fase 3, che consiste nella sperimentazione del prodotto in questione in grossi gruppi di persone. Il motivo per cui si trovano ancora a questo punto del processo e non possono essere utilizzati ha a che fare con le “sfide legate alla creazione di formulazioni per questo percorso sconosciuto che siano sicure ed efficaci”
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Ciò nonostante, c’è chi sta investendo in queste soluzioni perché potrebbero essere più efficaci e fermare il virus prima ancora che causi l’infezione. Per illustrare il loro funzionamento, diverse testate e scienziati ricorrono alla metafora delle guardie. I vaccini che abbiamo oggi combattono contro il nemico una volta che è dentro l’edificio, mentre quelli nasali agiscono appunto come delle guardie che stazionano fuori dai cancelli e impediscono agli invasori di entrare
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Akiko Iwasaki, professoressa di Immunobiologia alla Yale School of Medicine, scrive sul New York Times che, per prevenire l’infezione, “bisogna impedire al virus di diffondersi a partire dal punto in cui le persone si infettano: la cavità nasale. Idealmente, un vaccino nasale potrebbe entrare nello strato mucoso all'interno del naso e aiutare il corpo a produrre anticorpi che catturano il virus prima ancora che abbia una possibilità di attaccare le cellule delle persone”
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I vaccini nasali non sono tutti basati sulle stesse tecnologie. Come riferisce Scientific American, hanno, però, una caratteristica in comune oltre alla modalità di erogazione: assemblano un tipo di anticorpi noti come immunoglobuline A, anziché le immunoglobuline G prodotte dagli attuali vaccini
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La testata afferma anche che questo tipo di prodotti ha mostrato di innescare una risposta sia mucosale che sistemica e che, secondo uno studio condotto l’anno scorso su un gruppo di criceti, quelli che avevano ricevuto il vaccino nasale avevano un livello di anticorpi nel sangue contro il Sars-CoV-2 più alto dei loro esemplari ai quali era stato somministrato per via muscolare
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Ci sono però tuttora degli ostacoli da risolvere. Il primo è legato alle conoscenze degli scienziati in termini di immunità mucosale, il secondo alla modalità di erogazione e il terzo alla sfiducia su questo tipo di prodotti dovuta ad alcuni episodi successi anni fa

Per quanto riguarda l’erogazione, il problema consiste nell’assicurarsi che venga effettivamente somministrata tutta la dose. Sembra una banalità ma una delle aziende che stava lavorando a un prodotto di questo tipo, ha smesso di svilupparlo a causa di risultati deludenti, riferisce Scientific American

La sfiducia è invece legata a quanto successo in Svizzera nei primi anni Duemila. Allora un vaccino nasale autorizzato e usato nel Paese venne collegato alla paralisi di Bell, un tipo di paralisi temporanea del nervo facciale. Da allora, ha spiegato Iwasaki, le persone non sono tranquille all’idea di ricevere questo tipo di prodotti. Prima di lanciarli sul mercato, bisogna inoltre assicurarsi, che la vicinanza tra il naso e il cervello non costituisca un ulteriore rischio

Secondo quanto riporta Bloomberg, una delle compagnie che stanno lavorando a questo tipo di vaccini si aspetta di produrre i risultati completi della sperimentazione umana quest'anno. Si tratta di Meissa. Una volta raggiunto questo obiettivo, i dati dovrebbero essere poi revisionati e validati dalle autorità come è successo per quelli ora in commercio
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