Fibrosi polmonare idiopatica, un farmaco sperimentale può rallentare la malattia

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Si tratta di quanto emerso da uno studio di sperimentazione di fase II, i cui esiti sono stati pubblicati sul “New England Journal of Medicine”, che ha coinvolto 147 pazienti. Secondo gli esperti il farmaco, denominato “BI 1015550”, è capace di rallentare la perdita di funzionalità polmonare nei pazienti affetti da questa malattia cronica, progressiva e che causa il decesso della gran parte dei pazienti, entro 5 anni dalla diagnosi

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Un farmaco sperimentale, denominato “BI 1015550”, è capace di rallentare la perdita di funzionalità polmonare nei pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica, una malattia cronica, progressiva e che causa il decesso della gran parte dei pazienti, entro 5 anni dalla diagnosi. Lo ha sottolineato uno studio di sperimentazione di fase II i cui esiti sono stati pubblicati sul “New England Journal of Medicine” e che verrà presentato anche nel corso del prossimo congresso dell'American Thoracic Society.

Il dato più significativo emerso   

La fibrosi polmonare idiopatica, hanno spiegato gli esperti, è una malattia rara nella quale i polmoni sono soggetti ad un progressivo processo di cicatrizzazione che ne impedisce, così, il normale funzionamento. Attualmente i trattamenti disponibili possono rallentare la progressione di questa patologia ma non riescono però ancora a fermarla. La recente sperimentazione, coordinata ha Luca Richeldi, direttore della Pneumologia della Policlinico Gemelli di Roma e ordinario di Pneumologia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha coinvolto 147 pazienti, divisi in due gruppi: uno per ricevere il prodotto sperimentale e l’altro un placebo. Dopo 12 settimane dall'inizio del trattamento, le differenze tra i due gruppi sono iniziate ad essere piuttosto significative. Infatti, i pazienti che hanno assunto il placebo sono andati incontro ad un peggioramento della funzionalità polmonare che, con l’esame della spirometria, è stata quantificata con un calo di 81,7 mL nella capacità vitale forzata, ovvero il volume massimo di aria espirato. Invece, nei pazienti trattati con la nuova molecola è stato segnalato addirittura un leggero miglioramento dei parametri respiratori, pari ad un +5.7 mL.

Uno studio “incoraggiante”

La durata dello studio, seppur breve, ha reso ottimisti i ricercatori impegnati. “È incoraggiante. Questi dati preliminari mostrano che il trattamento con BI 1015550 rallenta il tasso di declino della funzionalità polmonare, sia nei pazienti che non sono in trattamento con farmaci anti-fibrotici sia in quelli che stanno assumendo le terapie disponibili”, ha riferito Richeldi, prima firma dello studio.

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