Infarto, cellule staminali per riparare i danni cardiaci: positivi test su animali

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In uno studio sui maiali è stata testata con successo una nuova terapia cellulare sperimentale, sviluppata dall'azienda svedese Procella Therapeutics in collaborazione con AstraZeneca, che sembra essere in grado di migliorare la funzionalità del cuore dopo l'infarto e di ridurre le dimensioni del tessuto cardiaco danneggiato

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La rigenerazione del tessuto cardiaco con il trapianto di cellule staminali è una delle opzioni terapeutiche più promettenti per offrire un’alternativa alla cardiochirurgia dopo un danno al cuore. In uno studio su modelli animali è stata testata con successo una nuova terapia cellulare sperimentale, che sembra essere in grado di migliorare la funzionalità del cuore dopo l'infarto e di ridurre le dimensioni del tessuto cardiaco danneggiato.
Il nuovo approccio terapeutico, messo a punto dall'azienda svedese Procella Therapeutics in collaborazione con AstraZeneca, consiste nel trapianto di una particolare popolazione di cellule staminali, le cellule progenitrici cardiache ventricolari.

Lo studio nel dettaglio

Come spiegato dal team di ricerca sulle pagine della rivista specializzata Nature Cell Biology, durante un infarto, un grande numero di cellule cardiache va incontro a morte a causa della ridotta irrorazione di sangue. Le cellule danneggiate vengono sostituite da tessuto cicatriziale e ciò può compromettere la funzionalità cardiaca. Nel corso dello studio, il team di ricerca ha sperimentato la nuova terapia su maiali che avevano subito un danno al cuore, somministrando le cellule staminali direttamente nel cuore degli animali tre settimane dopo l'infarto. A distanza di tre mesi, gli studiosi hanno osservato una migrazione delle cellule verso il tessuto cardiaco danneggiato, e una riduzione del danno cardiaco di circa il 7%. La terapia sembra inoltre aver rallentato la perdita di funzionalità cardiaca.

Prossimo obiettivo: studi clinici sull'uomo  

"Il nostro team di ricerca è stato in grado di dimostrare in un ambiente di laboratorio come le cellule progenitrici ventricolari possono migrare nelle regioni danneggiate del cuore, maturare in cellule cardiache funzionanti sane, prevenendo la formazione di tessuto cicatriziale", ha spiegato uno degli autori dello studio, Karl-Ludwig Laugwitz. "Questi risultati rappresentano una pietra miliare nel potenziale uso terapeutico delle cellule progenitrici ventricolari nel trattamento di pazienti con grave insufficienza cardiaca, specialmente nella popolazione più anziana per le quali la cardiochirurgia può rappresentare uno sforzo eccessivo nel recupero". Il prossimo obiettivo del team di ricerca è riuscire ad avviare gli studi clinici sull'uomo entro i prossimi due anni.

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