Cervello, ecco come nascono le cellule con il kit anti-invecchiamento

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Lo ha rilevato uno studio, coordinato dai ricercatori dell’Università di Torino, che si è basato su alcune delle cellule del cervello, chiamate “oligodendrociti”, specializzate nel dare supporto e protezione ai neuroni. Gli esito della ricerca potrebbero adesso far luce su nuove strategie sia per tutelare il cervello nelle persone più anziane e sia per prossime terapie contro le malattie neurodegenerative

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Nascono dotate di una sorta di kit anti-invecchiamento alcune delle cellule del cervello, chiamate “oligodendrociti”, specializzate nel dare supporto e protezione ai neuroni. Si tratta di un’eredità nascosta che si innesca solo quando c’è un pericolo e la loro scoperta potrebbe adesso far luce su nuove strategie sia per tutelare il cervello nelle persone più anziane e sia per prossime terapie contro le malattie neurodegenerative. Il merito della scoperta va ad un team di ricercatori italiani, in uno studio sui topi i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Nature Communications”.

Il ruolo degli oligodendrociti

Il gruppo di esperti, coordinati dagli studiosi dell’Università di Torino che hanno anche collaborato con colleghi americani, ha sottolineato come gli oligodendrociti siano noti per essere le cellule del cervello che producono, nello specifico, la guaina di mielina che garantisce la conduzione dei segnali fra i neuroni. Fino ad oggi, però, non era ancora stato possibile comprendere se e quanto queste cellule fossero diverse fra loro e quanto la loro eterogeneità potesse influire sulla fisiologia o sulla patologia del sistema nervoso centrale. Per arrivare ad una risposta i ricercatori si sono focalizzati sulle cellule progenitrici degli oligodendrociti (Opc) e hanno scoperto come “uno degli aspetti di eterogeneità degli Opc sia la loro diversa origine di nascita”, ha segnalato Enrica Boda, prima firma dello studio.

Nuovi possibili approcci terapeutici

In particolare, ha proseguito l’esperta, “durante lo sviluppo del sistema nervoso centrale, diverse popolazioni di Opc vengono generate a partire da nicchie diverse e in tempi diversi. A dispetto di questa diversa origine, nel cervello adulto le popolazioni di Opc non presentano differenze evidenti”, ha poi riferito ancora Boda. Fino ad oggi però, non era stato chiaro se e quanto la diversa origine di queste cellule potesse influenzarne il funzionamento in condizioni patologiche. Dallo studio, in quest’ottica, è emerso come, a seconda della loro diversa origine di nascita, gli Opc possano ereditare una peculiarità nascosta, latente fino a quando non si trovino in presenza di una lesione, cioè ad un danno del loro Dna. Tale eredità, hanno sottolineato i ricercatori, consiste in una differente capacità di attivare risposte antiossidanti e, dunque, di sopravvivere in caso di danno. “Poiché il danno al Dna contribuisce all’invecchiamento di tutte cellule e, in modo primario o secondario, alla maggior parte delle patologie del sistema nervoso centrale, questa scoperta rappresenta un importante passo in avanti per la comprensione del comportamento degli Opc nel cervello dell’anziano e in condizioni patologiche e, auspicabilmente, per il disegno di nuovi approcci di terapia”, ha commentato Boda in conclusione.

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