Oms, 7-15% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera

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Lo ha segnalato il “Global report on infection prevention and control”, coordinato e pubblicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo il rapporto, ogni 100 pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere, 7 nei Paesi ad alto reddito e 15 in quelli a basso e medio reddito contraggono un'infezione e uno su dieci va incontro al decesso

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Ogni 100 pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere, 7 nei Paesi ad alto reddito e 15 in quelli a basso e medio reddito contraggono un'infezione. E, considerando i pazienti ricoverati in terapia intensiva, si arriva al 30%, mentre tra i malati che vengono infettati in ambito ospedaliero 1 su 10 muore. Sono questi alcuni dei dati presentati nel rapporto dal titolo “Global report on infection prevention and control”, coordinato e pubblicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Le pratiche codificate di prevenzione

Come si legge proprio sul sito dell’Oms, il rapporto fa luce sull'implementazione dei programmi di prevenzione e controllo delle infezioni in ambiente sanitario, oltre che sulle pratiche orientate a impedire ai pazienti, agli operatori sanitari e ai visitatori delle strutture sanitarie di contrarre infezioni potenzialmente evitabili. Tra queste pratiche codificate vengono segnalate dagli esperti anche il lavaggio delle mani oltre al corretto utilizzo degli antibiotici e alla gestione dell'igiene negli ambienti sanitari. Secondo il rapporto, tra l’altro, solamente nella metà dei Paesi del mondo sono attivi programmi orientati a questi aspetti e, nei casi in cui siano presenti, solo il 3,8% riesce ad ottemperare ai criteri di efficienza minimi richiesti, con un evidente differenza tra i Paesi ad alto reddito e quelli a basso e medio reddito.

Le lacune sul tema

Secondo il direttore generale dell'Oms, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, “la pandemia di Covid-19 ha messo in luce molte sfide e lacune sul tema della prevenzione e controllo delle infezioni in tutte le regioni e i Paesi, anche quelli che avevano programmi più avanzati”. Ma non solo, perché questa situazione “ha anche fornito un'opportunità senza precedenti per fare il punto della situazione e aumentare rapidamente la preparazione e la risposta alle epidemie”, ha detto. Ora, la sfida sarà quella di “garantire che tutti i Paesi siano in grado di allocare le risorse umane, le forniture e le infrastrutture necessarie”.

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