Gli adulti fisicamente più attivi correrebbero un rischio inferiore del 39% di sviluppare la patologia rispetto alle persone fisicamente inattive. A indicarlo una ricerca dell'Università della Finlandia orientale
L'attività fisica è un efficace strumento di prevenzione del diabete. La conferma arriva da un nuovo studio condotto dai ricercatori dall'Università della Finlandia orientale, che ha dimostrato come lo sport, se praticato regolarmente, sia in grado di modificare significativamente il profilo metabolico del corpo, riducendo il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Lo studio nel dettaglio
Per compiere lo studio, descritto sulle pagine della rivista specializzata Metabolites, il team di ricerca ha seguito per oltre otto anni un campione composto da oltre 7mila uomini.
Dall'analisi è emerso che gli adulti fisicamente più attivi correvano un rischio del 39% inferiore di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto alle persone fisicamente inattive e avevano una probabilità ridotta del 30% di soffrirne rispetto ai partecipanti che si allenavano per non più di due volte a settimana. Inoltre, dagli esami condotti sugli uomini che hanno aumentato la loro attività fisica durante il periodo di controllo, è emerso che hanno avuto livelli inferiori di glucosio e insulina a digiuno e una migliore sensibilità all'insulina e alla sua secrezione. In generale, l'attività fisica è stata associata ai livelli di un totale di 198 metaboliti.
Diabete, Aifa amplia la possibilità di prescrizione ai medici di base
Tra le ultime novità nella lotta contro il diabete, negli scorsi giorni l'Aifa, con la "Nota 100", ha dato il via libera alla prescrizione da parte dei medici di medicina generale di 3 categorie di farmaci di rilievo per il trattamento del diabete e delle sue complicanze: gli inibitori del Sglt2, gli agonisti recettoriali del Glp1 e gli inibitori del Dpp4. Da ciò ne consegue che d'ora in avanti anche i medici di base, e non più solo gli specialisti, potranno prescrivere il miglior trattamento possibile a tutti i pazienti con diabete di tipo 2, non più basato sulla mera correzione della glicemia, ma sulla prevenzione delle complicanze cardiovascolari e renali che rappresentano importanti criticità di questa patologia.