Tumori, il consumo di fibre potrebbe migliorare gli effetti dell'immunoterapia. Lo studio

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A indicarlo i risultati di una nuova ricerca statunitense pubblicata sulla rivista Science, che ha analizzato il microbioma e le abitudini alimentari di pazienti affetti da melanoma

Ad oggi, è ormai assodato che la composizione batterica dell'intestino è in grado di influenzare la risposta immunitaria contro il tumore. Ma ciò che potrebbe fare la differenza, secondo uno nuovo studio statunitense pubblicato sulla rivista Science, sarebbe la fibra alimentare ingerita. I risultati della ricerca, condotta dall'Università del Texas e dai National Institutes of Health, suggeriscono che una dieta ricca di fibre, migliorando il microbioma, sarebbe in grado di influenzare positivamente la risposta agli immunoterapici nei pazienti con melanoma.

Lo studio nel dettaglio

Per compiere lo studio, i ricercatori hanno analizzato il microbioma e le abitudini alimentari di pazienti affetti da melanoma, tenendo in considerazione l'uso di probiotici, le caratteristiche della malattia e gli esiti delle cure. Si sono focalizzati in particolare su una particolare tecnica terapeutica chiamata "blocco del checkpoint immunitario", che ha rivoluzionato il trattamento del cancro, andando ad inibire i checkpoint, che aiutano a prevenire che le risposte immunitarie siano troppo forti, ma talvolta impediscono alle cellule T di uccidere le cellule tumorali. Dallo studio è emerso che una maggiore assunzione di fibre sarebbe stata associata alla non progressione della malattia tra i pazienti in immunoterapia.

Melanoma: aumenta la sopravvivenza a 5 anni soprattutto nei maschi

Tra le ultime novità del settore, uno studio congiunto dell'Airtum, l'Associazione dei registri tumori italiani, coordinato dal Registro tumori della Romagna, ha recentemente registrato un significativo miglioramento della sopravvivenza a 5 anni nei pazienti con melanoma. Aumento osservato in modo particolare tra gli uomini, per i quali la sopravvivenza a 5 anni è passata dall'87% tra il 2003 e il 2007, al 93% tra il 2013 e il 2017, e in modo marcato nei pazienti maschi con melanoma spesso. Un successo, osservato per la prima volta in assoluto in Italia e in Europa a livello di popolazione generale.

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