Covid, Bassetti: “Isolamento solamente per i positivi, non per i contatti”

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La proposta è arrivata dal direttore della clinica di malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova. “Il Natale 2021 è completamente diverso dal Natale 2020 non possiamo continuare a mettere in atto le stesse misure di un anno fa, quando nessuno era vaccinato”, ha spiegato al “Corriere della Sera”

“Stiamo correndo dietro al virus, rischiamo di farci fregare un’altra volta. La quarantena andrebbe riservata solo ai positivi, non ha senso chiudere in casa anche i familiari e i contatti stretti, se sono in salute”. E’ la proposta, spiegata nel corso di un’intervista concessa al “Corriere della Sera”, di Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova. “Il Natale 2021 è completamente diverso dal Natale 2020 non possiamo continuare a mettere in atto le stesse misure di un anno fa, quando nessuno era vaccinato”, ha spiegato ancora.

La quarantena solo per i positivi al Covid-19

Quarantena solo per i positivi al Covid-19, si diceva. Uno scenario ipotizzato dall’esperto, possibile per gennaio 2022, potrebbe prevedere 100 mila nuovi contagi al giorno, con decine di persone isolate in qualità di “contatti stretti”. Il risultato vedrebbe milioni di persone in Italia chiuse a casa, in quarantena o in domicilio preventivo: il Paese risulterebbe bloccato. “Pensiamo all’influenza: chi è malato sta a casa, ma i suoi familiari, se asintomatici, conducono una vita normale. Dovremmo cominciare a ragionare in questi termini. Idem per i colori delle Regioni: è giusto mantenerli, ma forse le misure restrittive andrebbero limitate a zone più piccole, come le Province”, ha spiegato, dal suo punto di vista, Bassetti. Senza dimenticare i ricoveri, nei quali dovrebbero rientrare “solo i soggetti con insufficienza respiratoria e segni radiologici di polmonite da Sars-CoV-2, non i casi lievi o chi è in ospedale per altre patologie ma risulta positivo”. E i no-vax? “Scelgono di rischiare sulla propria pelle, mentre fra chi ha ricevuto le tre dosi solo il 5-6% può contrarre la malattia. Abbiamo di fronte a noi due opzioni: accettare di vivere in un Paese con milioni di persone non vaccinate oppure introdurre l’obbligo, per esempio dai 40 anni in su”, ha commentato ancora l’infettivologo.

Una fase “endemica” di convivenza con il virus

Secondo Bassetti, poi, si sta diffondendo una sorta di “isteria” da tamponi. “I vaccinati dovrebbero farselo solo se hanno sintomi. Peraltro, ricordiamo ancora una volta che il tampone dà una falsa sicurezza, perché è l’istantanea di un attimo e può dare falsi negativi”, ha spiegato l’esperto. La speranza, infatti, è quella di dirigersi verso una fase “endemica” della convivenza con il virus, anche in virtù di una serie di evidenze. Tra queste, quella per cui la variante Omicron risulta più trasmissibile della mutazione Delta, tanto da aver contribuito a più frequenti reinfezioni. Con i primi dati che riportano come il contagio nei vaccinati induca al massimo sintomi leggeri, come tosse, raffreddore e febbre.

Coda delle persone rientrate dall’estero per fare il tampone all’ospedale Molinette, Torino, 23 agosto 2020 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

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