Tumori, l’importanza dell’immunoterapia nel miglioramento della qualità di vita

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Lo ha sottolineato un lavoro di ricerca, condotto dagli esperti del Policlinico San Martino e dell'Università di Genova, che ha revisionato 17 differenti sperimentazioni cliniche che, in tutto, avevano coinvolto oltre 8mila pazienti e nelle quali diversi farmaci immunoterapici sono stati messi a confronto con la chemioterapia

L'allungamento della sopravvivenza, ma anche un deciso miglioramento nell’ambito della qualità di vita dei malati di tumore. E’ quello che, secondo uno studio indipendente condotto dagli esperti del Policlinico San Martino e dell'Università di Genova, possono garantire i farmaci antitumorali immunoterapici, già importanti nella storia clinica di alcuni tumori.

Le sperimentazioni cliniche prese in esame

Lo studio, i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “European Journal of Cancer”, ha revisionato 17 differenti sperimentazioni cliniche che, in tutto, avevano coinvolto oltre 8mila pazienti e nelle quali diversi farmaci immunoterapici, ovvero gli “inibitori dei checkpoint immunitari”, venivano messi a confronto con la chemioterapia nell’ambito del trattamento di più tumori. Secondo Andrea Boutros, prima firma del lavoro di ricerca, “i benefici dell'immunoterapia in termini di riduzione della massa tumorale e risposta obiettiva sono ormai chiari”, ha commentato. Ma tali vantaggi non sono gli unici. E’ stata segnalata anche “la capacità di stabilizzare a lungo la malattia, anche nei casi in cui non riduce il tumore. Questa caratteristica, insieme ai minori effetti collaterali, si riflette sul guadagno in termini di qualità di vita”, ha riferito l’esperto.

Il processo di “deterioramento”

In particolare, gli studiosi hanno concentrato la loro attenzione su un aspetto specifico, definito dagli stessi ricercatori “deterioramento”. Si tratta di un indicatore della qualità di vita che è il paziente stesso a riferire ai clinici. “Potremmo dire che è il momento in cui un paziente passa dal sentirsi una persona che, pur se affetta da tumore, è ancora in grado di condurre una vita senza particolari limitazioni a quella in cui la malattia diventa prevalente: magari non si riesce più a lavorare, non si ha più la voglia o la forza di uscire di casa, si comincia a perdere l'autosufficienza”, ha spiegato ancora Boutros. Lo studio ha indicato come, nonostante differenze sostanziali a seconda del farmaco e del contesto di utilizzo, l'immunoterapia sia capace di ampliare in maniera evidente il tempo che trascorre dall'inizio del trattamento al processo di “deterioramento” e quindi il tempo vissuto con una qualità della vita ottimale nonostante la presenza della malattia.

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