Cancro del polmone, l’immunoterapia può triplicare la sopravvivenza dei pazienti
Salute e BenessereLo ha sottolineato l'aggiornamento dei risultati dello studio di Fase III Caspian, condotto su un totale di 805 pazienti e presentato nel corso del congresso organizzato dalla Società Europea di Oncologia Medica. E’ emerso come proprio il "Durvalumab" rappresenti un trattamento di prima linea in combinazione con una chemioterapia a scelta del clinico, ottenendo benefici duraturi, in relazione alla sopravvivenza globale, a più di tre anni
Si chiama “Durvalumab” ed è un farmaco immunoterapico che, in combinazione con la chemioterapia, può consentire di triplicare la percentuale di sopravvivenza dei pazienti affetti da tumore del polmone a piccole cellule, in uno stadio esteso. E’ emerso in seguito all'aggiornamento dei risultati dello studio di Fase III Caspian, condotto su un totale di 805 pazienti, che ha dimostrato come proprio il "Durvalumab", molecola di AstraZeneca, rappresenti un trattamento di prima linea in combinazione con una chemioterapia a scelta del clinico, ottenendo benefici duraturi, in relazione alla sopravvivenza globale, a più di tre anni.
I dati emersi dallo studio
I dati proposti, che tra l’altro descrivono l'aggiornamento di sopravvivenza più lungo mai riscontrato per un trattamento immunoterapico in questo ambito, sono stati presentati nel corso del congresso organizzato dalla Società Europea di Oncologia Medica. I risultati discussi, hanno rilevato gli esperti, sottolineano che “Durvalumab”, in associazione alla chemioterapia, mostri un'efficacia duratura a più di 3 anni, con una riduzione del rischio di morte pari al 29% rispetto alla sola chemioterapia. In base a questo studio, poi, la sopravvivenza globale mediana aggiornata è risultata pari a 12,9 mesi rispetto ai 10,5 mesi con la chemio. Tra i dati riportati, quello per cui il 17,6% dei pazienti trattati con “Durvalumab” unitamente alla chemioterapia era vivo a 3 anni dal trattamento, rispetto al 5,8% dei pazienti trattati solo con la chemio.
Una neoplasia particolarmente aggressiva
Come riferito da Filippo de Marinis, direttore della divisione di Oncologia Toracica dell'Ieo, l’Istituto Europeo di Oncologia, nel 2020, in Italia, “sono stati stimati circa 41.000 nuovi casi di tumore del polmone: oltre 6mila riguardano il microcitoma, tumore del polmone a piccole cellule”. Si tratta, ha spiegato l’esperto, di una neoplasia particolarmente aggressiva, contraddistinta da una rapida progressione e questo nonostante l’iniziale risposta alla chemio. Di solito, ha confermato ancora, i pazienti con carcinoma in stadio esteso hanno a disposizione opzioni terapeutiche limitate e, ad oggi, presentano una prognosi sfavorevole. Proprio per questo motivo, secondo de Marinis, i dati emersi dallo studio in questione sono “particolarmente significativi”.