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Tumore del seno, farmaco riduce del 30% la probabilità di recidiva

Salute e Benessere
©Ansa

Grazie alle potenzialità della molecola “abemaciclib”, in combinazione con la terapia endocrina, è stata dimostrata la riduzione del 30,4% della probabilità di recidiva rispetto alla sola terapia standard, nell’ambito del tumore alla mammella. Lo confermano i dati pubblicati sulla rivista “Annals of Oncology” e discussi nel corso della Virtual Plenary di Esmo (European Society for Medical Oncology)

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La molecola “abemaciclib”, in combinazione con la terapia endocrina, ha la capacità di ridurre del 30,4% la probabilità di recidiva rispetto alla sola terapia standard, nell’ambito del tumore alla mammella. Lo confermano i dati pubblicati sulla rivista “Annals of Oncology” e discussi di recente alla Virtual Plenary di Esmo (European Society for Medical Oncology).

Il carcinoma mammario in fase iniziale e ad alto rischio di ricaduta

La novità, rispetto ai dati già condivisi un anno fa, riguarda in particolare le pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale e ad alto rischio di ricaduta, a seguito di intervento chirurgico e con recettori ormonali positivi (HR+ e HER2-). I nuovi risultati fanno parte dello studio denominato “monarchE” e, sostanzialmente, migliorano quanto emerso appena dodici mesi prima. Infatti, anche in un periodo di osservazione più lungo (pari a 27 mesi), l'inibitore sviluppato da Eli Lilly da poco approvato anche dalla Food and Drug Administration americana, continua a dimostrare un beneficio significativo nella riduzione del rischio di recidive in pazienti definite “ad alto rischio”. In base ai dati più recenti, tale beneficio corrisponde ad un miglioramento, a tre anni, del 5,4% in riferimento al tasso di sopravvivenza da ricaduta, comparsa di un nuovo tumore o decesso. Dalle analisi, è emerso come nelle pazienti trattate con “abemaciclib” ed endocrinoterapia è pari all’88%, rispetto all'83% delle pazienti trattate con la sola terapia endocrina.

Gli altri dati segnalati dall’analisi

Ma non solo, perché l'utilizzo di “abemaciclib” unitamente alla terapia endocrina, conduce anche ad una riduzione del 31.3% del rischio di malattia metastatica, con i benefici che tendono a resistere anche oltre i 2 anni previsti del periodo di trattamento. Questi dati, ha commentato Valentina Guarneri, direttore dell’unità operativa complessa di Oncologia 2 presso l’Istituto Oncologico Veneto Irccs, “confermano il beneficio clinico della combinazione di abemaciclib e terapia ormonale ad un tempo di osservazione più lungo”. Inoltre, ha aggiunto, “la presente analisi, con quasi il 90% dei pazienti che ha terminato il trattamento, può dirsi conclusiva sul profilo di sicurezza del trattamento”. Secondo Lucia Del Mastro, direttore della Breast Unit del Policlinico San Martino, “circa il 65% di tutti i casi di carcinoma al seno sono casi con recettori ormonali positivi, pertanto i progressi in questo sottotipo di tumore, hanno una particolare rilevanza”, ha detto. Il farmaco, ha ribadito, “è stato appena approvato negli Stati Uniti per il trattamento adiuvante delle donne ad alto rischio e speriamo che sia presto disponibile anche in Italia”.

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