Tumore al seno: dall'attività fisica un possibile aiuto contro il "chemo brain"

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I risultati di un nuovo studio della Washington University School of Medicine di St. Louis aprono la strada a nuove indagini cliniche volte a indagare se gli interventi sull'attività fisica prima e durante la chemioterapia possano effettivamente scongiurare il declino correlato al trattamento

Vuoti di memoria, problemi di concentrazione e difficoltà a trovare la parola giusta per completare una frase: sono questi alcuni dei sintomi riportati dalle persone in cura per il cancro al seno. Si tratta del cosiddetto "chemo brain" ("cervello da chemio") un fenomeno ritenuto un effetto collaterale delle cure. Secondo un nuovo studio osservazione della Washington University School of Medicine di St. Louis, l'attività fisica potrebbe essere un'arma efficace per contrastare questa problematica.
I risultati della ricerca aprono la strada a nuove indagini cliniche volte a indagare se gli interventi sull'attività fisica prima e durante la chemioterapia possano effettivamente scongiurare il declino correlato al trattamento.

Lo studio nel dettaglio

Per compiere lo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, il team di ricerca ha analizzato le abitudini di un campione composto da 580 persone con tumore al seno, per poi confrontarle con i dati di un gruppo di controllo di 363 soggetti senza neoplasia. Nello specifico, ai partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario che misurava l'attività fisica svolta prima, subito dopo e sei mesi dopo la chemioterapia. In queste tre occasioni i ricercatori hanno anche valutato quattro diversi aspetti della funzione cognitiva.

I risultati della ricerca

Dall'analisi è emersa una forte associazione tra alti livelli di attività fisica e la capacità di mantenere la funzione cognitiva in chi è stato trattato con chemioterapia.
"Questi risultati contribuiscono al crescente numero di evidenze sull'importanza di promuovere l'attività fisica il prima possibile attraverso il continuum della cura del cancro", ha spiegato la prima autrice dello studio Elizabeth A. Salerno, sottolineando che la ricerca osservazionale non può dimostrare che l'attività fisica protegge definitivamente dal declino cognitivo correlato alla chemioterapia. “Sarà importante verificare se possiamo intervenire con l'attività fisica durante una finestra temporale specifica, come durante la chemioterapia, e proteggere la funzione cognitiva nei pazienti", ha concluso.

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