Covid, Cartabellotta (Gimbe): “Ci sono 4-5 milioni di lavoratori non vaccinati”

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Lo ha sottolineato, nel corso di un’intervista radiofonica, il presidente della Fondazione Gimbe. Secondo l’esperto, “l'obbligo di Green pass per tutti i lavoratori finora ha prodotto un effetto modesto sulle vaccinazioni”, ha detto. “Mi aspettavo di più in questo senso. Se questi 4-5 milioni di lavoratori non si vaccineranno in questa settimana bisognerebbe fare 12-15 milioni di tamponi a settimana e questo non sarebbe proprio fattibile perchè non abbiamo questa capacità produttiva”, ha aggiunto

“Oggi abbiamo raggiunto una percentuale importante di vaccinati, forse anche inimmaginabili fino a qualche mese fa. Bisogna però anche tenere conto che, attualmente, abbiamo 8,4 milioni di italiani over 12 che non hanno fatto nemmeno una dose e tra questi ci sono 4-5 milioni di persone in età lavorativa”. E’ il dato sottolineato da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto a Radio Cusano Campus.

I lavoratori senza vaccino

Secondo l’esperto, “l'obbligo di Green pass per tutti i lavoratori finora ha prodotto un effetto modesto sulle vaccinazioni”, ha detto ancora. “Mi aspettavo di più in questo senso. Se questi 4-5 milioni di lavoratori non si vaccineranno in questa settimana bisognerebbe fare 12-15 milioni di tamponi a settimana e questo non sarebbe proprio fattibile perchè non abbiamo questa capacità produttiva”, ha commentato il presidente di Fondazione Gimbe. La soluzione più immediata, ha scritto poi anche su Twitter Cartabellotta, è che, di questi 4-5 milioni di lavoratori, almeno “2-3 milioni si vadano a vaccinare” oppure bisognerà procedere verso un “obbligo vaccinale”. Altra soluzione, ha proseguito, potrebbe essere quella di una "marcia indietro del governo circa l'obbligo del Green pass per i lavoratori".

Il tema legato alla validità dei tamponi

A proposito, poi, dell'ipotesi del tampone rapido con validità a 72 ore, ha osservato l’esperto, “di fatto la quella del tampone molecolare è già stata estesa a 72 ore”, sebbene abbia “dei costi molto superiori rispetto a quello antigenico e i tempi di risposta non siano immediati”. Il vero problema, ha proseguito nel corso del suo intervento, “è che le 48 ore fissate per il tampone rapido rappresentano un ragionevole compromesso che sta a metà tra politica, esigenze sociali, scienza e la reale affidabilità del tampone che in altri Paesi d'Europa viene richiesto ogni 24 ore”. Tra l’altro, ha confermato ancora, “più ci si allontana dal momento in cui viene effettuato il tampone e più aumenta la possibilità del contagio".

L’effetto dei vaccini

Infine, Cartabellotta ha analizzato la situazione odierna in paragone con quella dell'anno scorso, spiegando che “l'anno scorso, al di là del lockdown lungo e rigoroso che aveva abbattuto in maniera netta contagi e ricoveri, avevamo l'epidemia che era arrivata fino a Roma, non in tutta Italia. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo una variante che è il doppio più contagiosa”, ha detto. “Nel 2020 in questo periodo le curve erano tutte in salita, ora sono in discesa: l'elemento che ha determinato questo tipo di risultato è l'effetto dei vaccini", ha sottolineato in conclusione.

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