Invecchiamento, secondo uno studio la lista dei geni coinvolti sarebbe da riscrivere

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Lo propone uno studio condotto dai ricercatori del National Institutes of Health (NIH) secondo cui, nei moscerini della frutta, solo il 30% circa dei geni tradizionalmente associati all'invecchiamento regolano davvero l'orologio interno, mentre il restante 70% cambierebbe la propria attività non per il tempo che passa ma in risposta ai batteri che compongono il microbioma dell'organismo

Non tutti i geni che si credevano essere coinvolti nell’invecchiamento, sarebbero effettivamente legati a questo processo. A suggerirlo sono stati i ricercatori del National Institutes of Health (NIH) che, per comprendere al meglio il ruolo dei batteri nello sviluppo delle malattie, hanno somministrato una serie di antibiotici ai moscerini della frutta e hanno monitorato l'attività, nel corso della loro vita, di centinaia di geni che tradizionalmente gli scienziati pensavano controllassero l'invecchiamento. Con particolare sorpresa, gli studiosi hanno rilevato che gli antibiotici non solo hanno allungato la vita dei moscerini (Drosophila), ma hanno anche modificato drasticamente l'attività di molti di questi geni. I risultati, si legge in un comunicato, hanno suggerito dunque che solo il 30% circa dei geni tradizionalmente associati all'invecchiamento regolano davvero l'orologio interno di un animale, mentre il restante 70% cambierebbe la propria attività non per il tempo che passa ma in risposta ai batteri che compongono il microbioma dell'organismo.

Le dinamiche alla base dei disturbi legate all’età

“Per decenni gli scienziati hanno prodotto un elenco di geni comuni per l'invecchiamento. Si pensa che questi geni controllino il processo in tutto il regno animale, dai vermi ai topi, fino agli esseri umani”, ha affermato Edward Giniger, tra gli autori di questo studio pubblicato sulla rivista “iScience”. “Siamo rimasti scioccati nello scoprire che solo il 30% circa di questi geni può essere direttamente coinvolto nel processo di invecchiamento. Speriamo che questi risultati, adesso, aiutino i ricercatori scientifici a comprendere al meglio le dinamiche che sono alla base dei diversi disturbi legati all'età”, ha poi aggiunto.

Una scoperta fatta per caso

La scoperta effettuata sul moscerino della frutta, il modello animale più usato nei laboratori di genetica per studiare l'invecchiamento, è nata quasi per caso, hanno spiegato gli esperti. Intento primario dei ricercatori era quello di cercare di capire il ruolo del microbioma nell'iperattività del sistema immunitario che provoca danni neurologici in molte malattie, legate proprio all'invecchiamento cerebrale. Per tentare di trovare delle risposte, gli studiosi hanno fatto crescere dei moscerini, somministrando loro degli antibiotici per eliminare il microbioma, l'insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei microrganismi di un ambiente definito, rappresentato da un intero organismo o da parti di esso.

I risultati dello studio

I ricercatori, nello sviluppo del loro lavoro, hanno potuto osservare che i moscerini liberi da batteri vivevano più a lungo, ben 63 giorni rispetto ai 57 dei moscerini non trattati. Si tratta di “un bel salto, l'equivalente di 20 anni di vita per gli esseri umani”, ha spiegato un altro dei ricercatori coinvolti, Arvind Kumar Shukla. Tra l’altro, approfondendo la questione, è emerso come le analisi condotte sugli insetti trattati a 10, 30 e 45 giorni di vita abbiano dimostrato che l'attività dei rispettivi geni cambia pochissimo nel tempo. Anzi, resta quasi immutata per il 70% dei geni che si credevano associati all'invecchiamento e che invece potrebbero essere legati alla risposta ai batteri. La longevità dei moscerini trattati, in definitiva, sarebbe spiegata dal restante 30% dei geni dell'invecchiamento, quelli legati ad esempio al controllo del ciclo sonno-veglia, all'olfatto e all'esoscheletro che avvolge gli insetti. L’attività di questi geni, infatti, si è modificata più lentamente nel tempo, rispetto ai moscerini del gruppo di controllo.

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