Durata della vita media, come superare i confini biologici: lo studio

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Grazie ad un lavoro di ricerca condotto dagli esperti della Gero, azienda con sede a Singapore, a cui hanno collaborato anche esperti internazionali provenienti da centri di ricerca e aziende russi e americani, è stato possibile comprendere come, per prolungare la longevità dell’essere umano, sarà necessario intervenire in futuro con alcuni farmaci. Obiettivo primario, quello di migliorare le capacità di ripresa del nostro corpo in seguito a malattie o forti stress

Per allungare la vita umana oltre gli invalicabili limiti biologici, attualmente fissati tra 120 e 150 anni ovvero quando la resilienza del corpo è completamente scomparsa, servirà ricostituire la capacità dell'organismo di recuperare in fretta dopo una malattia o un importante evento di stress. E' questa la via proposta da uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Communication” e condotto dai ricercatori della Gero, un’azienda con sede a Singapore, a cui hanno collaborato anche esperti internazionali provenienti da centri di ricerca e aziende russi e americani.

I dettagli dello studio

Lo studio, in sostanza, suggerisce che per prolungare la longevità dell’essere umano sarà necessario intervenire con alcuni farmaci: obiettivo primario, quello di migliorare le capacità di ripresa del nostro corpo. Per arrivare a sostenere questa tesi, gli studiosi, coordinati da Timothy Pyrkov, si sono serviti delle caratteristiche dell’intelligenza artificiale e genetica per individuare nel sangue umano alcuni probabili indicatori, esaminando i dati sanitari riguardanti grandi gruppi di pazienti provenienti da Stati Uniti, Regno Unito e Russia. Dalle analisi, è emerso come la capacità di riprendersi da un evento traumatico che coinvolge il corpo sia direttamente collegata all'età. Se, infatti, intorno ai 40 anni sono necessarie circa due settimane per ritornare del tutto in forma dopo una malattia, a 80 ne servono sei, mentre a 120 anni questa specifica capacità di risposta è praticamente inesistente. "Questo lavoro spiega anche perché la prevenzione e il trattamento più efficaci delle malattie legate all'età potrebbero solo migliorare la durata media, ma non quella massima della vita, a meno che non siano state sviluppate vere terapie antietà", ha spiegato il coautore dello studio, Andrei Gudkov, ricercatore del Roswell Park Comprehensive Cancer Center di Buffalo.

Gli indicatori nel sangue

“Lo studio individua nel sangue alcuni indicatori, come l'insulina, capaci di quantificare proprio questa capacità di recupero", al centro della ricerca, ha sottolineato il genetista Sergio Pimpinelli, professore presso l'Università La Sapienza di Roma. Secondo l’esperto, è interessante notare come “queste predizioni combaciano con quanto scoperto anni fa sull'invecchiamento genetico, ossia sull'erosione dei telomeri”, ha detto, in riferimento alle strutture che si trovano alle estremità dei cromosomi e che si riducono ogni volta che la cellula si divide, da tempo ritenute delle vere e proprie spie legate all'invecchiamento. Quanto al ruolo dei farmaci per migliorare la resilienza del corpo umano, si tratta secondo il genetista di “indicazioni che, seppure puramente teoriche rappresentano interessanti spunti per ricerche future”, ha spiegato Pimpinelli. Adottare stili di vita sana, facendo sport o assumendo cibo sano, “garantiscono un miglioramento dell'aspettativa di vita, ma sappiamo anche che nel tempo ogni organismo diventa sempre meno efficiente, c'è un vero e proprio limite intrinseco”, ha commentato infine. E’ un dato di fatto, ha concluso, che “negli ultimi decenni abbiamo raddoppiato la durata della vita media, ma non sappiamo ancora come superare i confini biologici: questo nuovo studio offre alcuni interessanti spunti in quella direzione”, ha sottolineato.

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