
Covid e variante Delta, tre le versioni esistenti: ecco quali sono
La variante Delta è comparsa in India nell'ottobre 2020 ed è presente in un centinaio di Paesi: indicata con la sigla B.1.617, è diventata una sorvegliata speciale dell’Oms. Accumula mutazioni con una relativa facilità, tanto che molto presto ha dato origine a una sorta di “famiglia”, i cui membri sono le tre versioni chiamate B.1.617.1, B.1.617.2 (la più diffusa) e B.1.617.3. Cosa c’è da sapere

Sono tre le versioni al momento più diffuse della variante Delta, finora presente in un centinaio di Paesi e indicata con la sigla B.1.617. Ecco cosa c’è da sapere
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La variante Delta è comparsa in India nell'ottobre 2020, contemporaneamente a un'altra variante simile, ma meno aggressiva, la B.1.618
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Nelle banche dati genetiche internazionali quella che adesso è la variante Delta, secondo la terminologia recentemente introdotta dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), è diventata una sorvegliata speciale, ossia una delle cosiddette Voc (dall'inglese Variant of Concern), le varianti che per le loro caratteristiche destano particolare preoccupazione
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Come tutte le varianti, anche la Delta accumula mutazioni con una relativa facilità, tanto che molto presto ha dato origine a una sorta di “famiglia”, i cui membri sono le tre versioni chiamate B.1.617.1, B.1.617.2 e B.1.617.3
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Di queste tre versioni della variante Delta, la più diffusa è la B.1.617.2, considerata il 60% più efficace nel trasmettersi rispetto alla variante Alfa grazie ad alcune mutazioni, come la K417N (presente anche nelle varianti Gamma, la B.1.351 identificata per la prima volta in Brasile e nella Beta identificata in Sudafrica) e la E 484Q (presente anche nella variante Gamma)
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La variante B.1.617.2, a sua volta, è mutata, sviluppando una nuova versione, indicata con la sigla B.1.617.2.1 o più semplicemente AY.1. È stata identificata di recente in India, nell'Istituto di genomica e biologia integrativa (Igib) del Consiglio nazionale delle ricerche indiano, Csir

Secondo i ricercatori dell'Igib, questa mutazione sarebbe già diffusa in alcuni Paesi e avrebbe caratteristiche che la potrebbero rendere più resistente sia ai vaccini anti-Covid, sia alle terapie basate sugli anticorpi. A darle queste proprietà sarebbe la mutazione K417N, presente anche nella variante Beta