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Vaccino Pfizer, verso l'ok per i bimbi tra 6 mesi ed 11 anni agli inizi del 2022

Salute e Benessere
©Ansa

Lo ha confermato all’Ansa l’azienda, prevedendo di avere a disposizione i risultati della sperimentazione sui bambini in questa fascia d’età “nella seconda metà del 2021”.  E, sempre a proposito del vaccino, Albert Bourla, presidente e amministratore delegato di Pfizer, ha detto che "la vaccinazione continuativa oltre il 2021 è fondamentale poichè la malattia del Covid-19 continua a diffondersi rapidamente in tutta Europa e nel mondo"

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I risultati della sperimentazione del vaccino anti-Covid, prodotto e sviluppato da Pfizer-BioNTech, nei bambini di un’età compresa tra i 6 mesi e gli 11 anni “prevediamo saranno disponibili nella seconda metà del 2021”. Lo ha riferito all'Ansa proprio Pfizer, sottolineando che “se la sicurezza e l’immunogenicità saranno confermate”, la speranza sarà quella “di ricevere l'autorizzazione per la vaccinazione di questi bambini più piccoli entro l'inizio del 2022". Lo scorso marzo, le due aziende avevano inoculato il proprio vaccino ai primi bambini sani, avviando così uno studio globale di fase 1/2/3 con l’obiettivo di osservare ulteriormente sicurezza, tollerabilità e immunogenicità del vaccino stesso nei bimbi. 

La vaccinazione continuativa

L'azienda, tra l'altro, attraverso Albert Bourla, presidente e amministratore delegato, ha fatto sapere che "la vaccinazione continuativa oltre il 2021 è fondamentale poichè il Covid-19 continua a diffondersi rapidamente in tutta Europa e nel mondo. Più di un anno dopo, continuiamo ad accrescere le  conoscenze sulla malattia e stiamo lavorando per determinare se, analogamente all'influenza stagionale, la vaccinazione annuale possa fornire la protezione più duratura", ha detto. 

L'autorizzazione al vaccino Pfizer per la fascia 12-15 anni

Intanto, come dichiarato proprio ieri dal ministro della Salute, Roberto Speranza, nel corso di un Question Time alla Camera, a proposito di un'interrogazione sul vaccino destinato alle fasce più giovani, “si prevede che il 28 maggio l'Ema rilasci l'autorizzazione al vaccino anti-Covid Pfizer per la fascia 12-15 anni”, ha riferito. “Per il momento solo questo immunizzante è previsto a partire dall'età di 16 anni, gli altri dai 18. È un fatto molto importante perchè vaccinare i giovani è altamente strategico ed è essenziale per la riapertura in sicurezza del prossimo anno scolastico", ha detto il ministro. “A giugno arriveranno altri 20 milioni di dosi di vaccini e l'immunizzazione potrà essere estesa ad altre categorie di cittadini, tra cui i più giovani", aveva poi aggiunto.

La situazione negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti la Food and Drug Adminstration (Fda), agenzia del dipartimento della Sanità locale, ha già concesso l’autorizzazione d’emergenza all’uso del vaccino anti-Covid di Pfizer, proprio per i ragazzi di un’età compresa tra i 12 ed i 15 anni, confermando poi per giugno un incontro che riguardi l’eventuale autorizzazione per il farmaco sotto i 12 anni. Al “Correre della Sera”, aveva raccontato gli sviluppi legati a questa autorizzazione il dottor Robert Frenck, direttore del Gamble Vaccine Research Center del Cincinnati Children’s Hospital in Ohio, uno dei centri americani finanziati dall’Istituto nazionale della Sanità e una delle prime strutture che hanno portato avanti gli studi clinici sul vaccino destinato ai 12-15enni. La sperimentazione, in totale, ha riguardato 2.260 adolescenti. “Quelli sugli adolescenti e bambini sono studi integrativi, in cui si paragona la loro risposta immunitaria a quella degli adulti. Non conosciamo la cosiddetta immunità correlata, cioé quanto debba essere alta la risposta immunitaria per essere protetti, ma sappiamo che con una certa risposta immunitaria gli adulti stanno riscontrando un certo livello di efficacia del vaccino”, ha spiegato l’esperto. Da qui, ne deriva che “se gli adolescenti hanno la stessa risposta immunitaria avranno la stessa protezione”. Dagli studi, infatti, era emerso come il farmaco sia “incredibilmente protettivo, con gli effetti collaterali leggeri”, aveva confermato Frenck. Spiegando ancora di aver misurato la risposta immunitaria, cioè come il corpo risponde ai vaccini e la quantità di anticorpi che genera, e di aver verificato visto che il gruppo di adolescenti tra i 12 e i 15 anni ha manifestato “una risposta immunitaria significativamente maggiore, anche rispetto ai 16-17enni”.

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