Covid, studio italiano su Nature: cosa rischiamo con aperture totali e vaccini rallentati

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L’analisi dell'Università di Trento - in collaborazione con il Policlinico San Matteo e l'Università di Pavia, l'Università di Udine e il Politecnico di Milano - sottolinea che le restrizioni "possono contenere i contagi anche senza vaccini, e restano fondamentali nella prima fase della campagna vaccinale per ridurre costi sanitari e decessi". Secondo gli esperti, allentando le misure il rischio è di avere "altri 50mila morti" entro gennaio 2022, che salirebbero “a 90mila con vaccinazioni lente”

Regole, riaperture, vaccini, varianti. Sono diversi i fattori che influenzano l'andamento della pandemia di Covid-19 e la lotta contro il coronavirus. Ma - secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine dall'Università di Trento in collaborazione con il Policlinico San Matteo e l'Università di Pavia, l'Università di Udine e il Politecnico di Milano - fondamentali sono le misure restrittive, necessarie soprattutto nella prima fase della campagna vaccinale. Il rischio legato all’allentamento delle restrizioni, secondo la stima degli esperti, sono "altri 50mila morti" entro gennaio 2022, "che salgono a 90mila con vaccinazioni lente" (COVID: AGGIORNAMENTI - SPECIALE - QUANDO MI VACCINO?).

L’analisi su 35 diversi scenari

Lo studio ha preso in considerazione 35 diversi scenari corrispondenti a 7 piani vaccinali e 5 strategie di contenimento, tenendo presente anche l’impatto delle varianti del coronavirus. Il lavoro di modellistica epidemiologica ha valutato i costi sanitari (decessi, occupazione di posti letto e terapie intensive) relativi a diversi scenari di evoluzione dell'epidemia, simulati variando parametri come la velocità della vaccinazione, la contagiosità delle nuove varianti e la rigorosità delle restrizioni. Lo studio ha fra gli autori anche Raffaele Bruno, l'infettivologo del San Matteo di Pavia che curò il “paziente 1” di Codogno, Mattia Maestri.

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Le restrizioni influiscono più dei vaccini

Secondo gli esperti, le misure restrittive continueranno a essere centrali nella prima fase della campagna vaccinale in Italia: dovranno essere mantenute in maniera adeguata, almeno fino alla completa immunizzazione dei soggetti più vulnerabili, per evitare che le nuove varianti facciano di nuovo impennare contagi e decessi. Dai dati emerge che "la vaccinazione influisce meno sulla curva epidemica rispetto alle misure restrittive", spiega Giulia Giordano, prima autrice dello studio e ricercatrice del dipartimento di ingegneria industriale all'Università di Trento. "Le restrizioni possono contenere i contagi anche senza vaccini, e restano fondamentali nella prima fase della campagna vaccinale per ridurre costi sanitari e decessi".

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Gli esperti consigliano misure intermittenti

Allentando le misure - spiega lo studio - si potrebbe arrivare a un indice di contagio R0 pari a 1,27, e "con vaccinazioni veloci sono prevedibili altri 50mila morti" entro gennaio 2022, "che salgono a 90mila con vaccinazioni lente". La soluzione migliore, spiegano gli esperti, sono misure intermittenti: “Partendo prima con una fase di chiusura si potrebbero ridurre i decessi (da 47mila a 27mila, con una lenta introduzione del vaccino) e i costi del sistema sanitario, senza un sostanziale aggravamento delle perdite socioeconomiche". Questa strategia, scrive su Twitter uno degli autori, Giuseppe De Nicolao dell'università di Pavia, avrebbe "lo stesso costo economico dell'apertura-chiusura e salva almeno 14mila vite".

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Le previsioni sulle vittime

Il modello dello studio "prevede che, da aprile 2021 a gennaio 2022, in uno scenario senza lancio del vaccino e con interventi non farmacologici deboli (R0 1,27), potrebbero verificarsi 298mila morti associati a Covid. Tuttavia, l'implementazione rapida della vaccinazione potrebbe ridurre la mortalità a 51mila morti. Attuando misure sociali restrittive (R0 0,9) si potrebbero ridurre i morti Covid a 30mila senza vaccinazioni e a 18mila con una rapida introduzione dei vaccini".

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