Varianti Covid, da quella inglese a quella indiana: quali sono le mutazioni più diffuse
Ormai piuttosto frequenti, le varianti del coronavirus sono il fattore che più allarma gli esperti per via della contagiosità e della possibile resistenza al vaccino di alcune di queste. Quella inglese è ormai prevalente in Italia, ma ci sono anche le ormai conosciute brasiliana e sudafricana, mentre sono più recenti quelle scoperte in Messico, Giappone e India
Inglese, brasiliana, sudafricana ma anche indiana, giapponese e messicana: le varianti del coronavirus sono sempre più numerose e preoccupano gli esperti. Sono ormai tantissime, diffuse in tutto il mondo, e su alcune è già stata verificata l’efficacia dei vaccini. Altre invece potrebbero essere resistenti ai farmaci
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Non è dunque escluso che proprio i vaccini debbano essere “aggiornati” per far fronte alle nuove varianti di coronavirus che minacciano anche quei Paesi dove la campagna vaccinale ha già permesso le prime riaperture, come l’Inghilterra o Israele
Covid, individuata una variante indiana in Gran Bretagna: cosa sappiamo
VARIANTE INGLESE - Tra le prime varianti conosciute c’è quella inglese (VOC 202012/01), isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre 2020
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Si tratta della variante ormai prevalente nella maggior parte dei Paesi europei, compresa l’Italia dove la mutazione inglese si attesta ormai intorno al 90% dei nuovi contagi. Da subito monitorata per la sua trasmissibilità più elevata rispetto al virus originale, nella mutazione inglese non sono state riscontrate evidenze di un effetto negativo sull'efficacia dei vaccini
VARIANTE SUDAFRICANA - Quasi contemporaneamente alla variante inglese, è stata scoperta anche quella sudafricana (501 Y.V2), isolata per la prima volta nell'ottobre 2020 in Sudafrica, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 28 dicembre 2020
Anche questa è stata fin da subito monitorata per via di una trasmissibilità più elevata, conta 21 mutazioni, nove delle quali concentrate nella spike. I vaccini attualmente disponibili sembrano avere una discreta efficacia, anche se sono in corso numerosi studi non ancora ultimati. Tuttavia è stato lo stesso Sudafrica, lo scorso febbraio, a sospendere la somministrazione di AstraZeneca per una ridotta risposta
A differenza della variante inglese, questa sudafricana è molto meno presente sul territorio italiano (i dati mostrano che meno dell’1% dei positivi nel nostro Paese ha questa variante)
VARIANTE BRASILIANA - La variante brasiliana (P.1) è stata isolata per la prima volta nel gennaio 2021 in Brasile e Giappone. Alla data del 25 gennaio 2021 è stata segnalata in otto Paesi, compresa l’Italia
Quella brasiliana è una delle varianti che più preoccupa gli esperti perché sono diversi i casi di pazienti già guariti o già vaccinati che si ammalano nuovamente contraendo questa mutazione. Sono ancora in fase di accertamento, comunque, studi specifici per capire l’efficacia degli attuali vaccini contro la variante brasiliana
VARIANTE MESSICANA - Agli inizi dello scorso mese di febbraio, i ricercatori del Laboratorio per la diagnosi delle malattie emergenti (LaDEER) dell'Università di Guadalajara hanno annunciato la scoperta di una nuova variante: quella messicana
Lo studio ha individuato una mutazione simile alla E484K, presente nei ceppi brasiliano e sudafricano. La variante era presente nei campioni di quattro persone residenti nella zona di Jalisco
VARIANTE CALIFORNIANA - Anche negli Stati Uniti sono presenti varianti diverse rispetto al virus originale: una è quella californiana (CAL.20C) segnalata per la prima volta in California nel luglio scorso e che si sta diffondendo anche fuori dagli Usa. Sono ancora in corso studi specifici per verificare l’efficacia dei vaccini su questa variante, anche se gli esperti non escludono che potrebbe essere in grado di eludere la risposta immunitaria indotta da infezioni precedenti e dagli attuali vaccini
VARIANTE NEWYORKESE - L’altra variante Usa è quella newyorkese, denominata B.1.526. Isolata nel novembre 2020, gli scienziati ne hanno osservato due versioni della mutazione: una con la mutazione E484K sulla proteina Spike del virus in grado di eludere parzialmente gli anticorpi neutralizzanti preesistenti a causa di una precedente infezione o indotti dal vaccino, l’altra con la mutazione chiamata S477N che può influenzare la forza con cui il virus si lega alle cellule umane. A metà febbraio rappresentavano circa il 27% delle sequenze virali di New York
VARIANTE INDIANA - Altra variante che preoccupa particolarmente è quella indiana, denominata B.1.671 e divenuta predominante nel Paese asiatico. Si tratta di un ceppo con una doppia mutazione rispetto a quello originario e appare più facilmente trasmissibile
La "doppia mutazione" è stata osservata per la prima volta nello stato del Maharashtra, il secondo più popoloso dell'India. Il ceppo, secondo i funzionari del Ministero della Sanità della contea, era presente nel 15-20% dei sequenziamenti. Un docente di medicina alla John Hopkins University ha manifestato preoccupazione perché "la doppia mutazione potrebbe eludere le risposte anticorpali neutralizzanti sviluppate a seguito della vaccinazione o di una precedente infezione"
VARIANTE GIAPPONESE - Un’altra variante proveniente dall’Asia è quella giapponese (E484K). Si tratta di una variante del coronavirus che è stata per la prima volta isolata in Giappone, già alla fine di febbraio, ma che pare provenga dall’estero
Ad allarmare il Paese che tra pochi mesi ospiterà le Olimpiadi è il fatto che questa particolare variante potrebbe essere molto virulenta, e la sua resistenza contro i vaccini potrebbe essere più marcata
VARIANTE NIGERIANA - Altra variante del Covid-19 che gli esperti stanno monitorando è quella nigeriana (B.1.525), apparsa per la prima volta nel Paese africano dov’è arrivata a rappresentare il 20% dei genomi virali sequenziati
Presente in pochissimi casi anche in Italia, della variante nigeriana non si hanno evidenze dirette di una maggiore trasmissibilità né di una particolare capacità di eludere i vaccini attualmente disponibili