
Covid, vaccini e varianti: cosa dicono gli ultimi studi
In Israele da un’indagine (non sottoposta ancora a revisione paritaria) è emerso che la variante sudafricana appare quella più in grado di aggirare Pfizer. Ma in precedenza la società produttrice del preparato si è espressa in maniera opposta. Per Fauci la ricerca di Tel Aviv è "ingannevole". L’Iss: "I vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia"

Da uno studio realizzato in Israele è emerso che la variante sudafricana del coronavirus appare quella più in grado di aggirare il vaccino Pfizer. Ma l'immunologo americano Anthony Fauci ha definito la ricerca dell'Univerisità di Tel Aviv "ingannevole" e ha messo in guardia sul fatto che si possano trarre "conclusioni del vaccino Pfizer contro la variante sudafricana". L’efficacia dei vaccini anti-Covid sulle varianti è comunque oggetto di analisi. "Diversi studi sono in corso nel mondo", si legge sul sito dell’Istituto superiore di sanità italiano
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"I vaccini - si legge sul sito dell’Iss - sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia"
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"A livello internazionale la comunità scientifica e le autorità regolatorie - prosegue l’Iss - stanno monitorando attentamente come cambia nel tempo il SARS-CoV-2 e quanto i vaccini Covid-19 possono proteggere le persone da eventuali nuove varianti del virus man mano che compaiono"
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Per quanto riguarda la variante sudafricana (B.1351), sono stati resi noti i risultati dell’indagine effettuata dall'università di Tel Aviv e dall'istituto Clalit in Israele. Bisogna precisare che lo studio, pubblicato su medRxiv, non è stato ancora sottoposto a revisione paritaria
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Dall’indagine è emerso che tra i soggetti che avevano ricevuto due dosi di vaccino i positivi alla variante sudafricana del virus erano otto volte di più rispetto ai positivi alla variante sudafricana che non erano stati vaccinati

Sebbene il numero di soggetti esaminati sia limitato, il risultato è ritenuto indicativo. "Riteniamo comunque - scrive su Twitter Adi Stern, la professoressa che ha guidato la ricerca - che la ridotta efficacia si verifichi solo in un piccolo lasso di tempo. Nessun caso di B.1.351 si è verificato dopo 14 giorni dalla seconda dose”

Secondo il professor Ran Balicer, direttore delle ricerche al Clalit, quello israeliano "è il primo studio al mondo basato su dati reali e mostra che il vaccino è meno efficace contro la variante sudafricana in confronto al virus originale e alla variante britannica" che ha circolato in Israele

In realtà quello israeliano è il primo studio indipendente e sembra andare in direzione opposta a quanto affermato da un altro studio condotto da Pfizer che ha concluso come il vaccino mRNa mantenga una protezione di almeno sei mesi anche contro la variante sudafricana

In Sudafrica, per lo studio di Pfizer, sono stati arruolati 800 partecipanti e sono stati osservati nove casi di Covid, tutti nel gruppo placebo, indicando un'efficacia del vaccino del 100%, secondo quanto ha detto la società

La ricerca condotta dall'Università di Tel Aviv e dall’istituto Clalit non indica con precisione il livello di protezione contro la variante sudafricana perché la sua prevalenza in Israele è molto bassa e rappresenta solo l’1% di tutti i casi

Tornando all’Italia, secondo l’ultimo report dell’Iss sulle varianti, nel nostro Paese al 18 marzo scorso la prevalenza della cosiddetta variante inglese era dell’86,7%, quella brasiliana al 4%, quella sudafricana allo 0,1%

Secondo quanto spiega ancora l’Iss sul proprio sito "i produttori di vaccini stanno anche cercando di studiare richiami vaccinali per migliorare la protezione contro le future varianti"

Alla "terza dose", per esempio, ha iniziato a lavorare la stessa Pfizer-BioNTech che sta già testando un ulteriore richiamo per comprendere meglio la risposta immunitaria contro nuove varianti del virus

Moderna ha invece sviluppato un vaccino contro la variante sudafricana e ha consegnato le dosi al National Institutes of Health statunitense per l’avvio dello studio clinico

Sia Moderna che Pfizer sono vaccini con la tecnologia a mRNA più semplici da aggiornare, mentre è più complesso farlo con i vaccini a vettori virali che utilizzano adenovirus come trasportatori del materiale genetico che codifica una proteina di Sars-CoV-2