Test della saliva per diagnosticare un trauma cranico: lo studio su giocatori di rugby

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È in grado di rilevare con una precisione del 94% una commozione cerebrale. Il risultato si deve a un team di ricercatori dell'Università di Birmingham, grazie a uno studio condotto in collaborazione con la Rugby Football Union (RFU), la Premiership Rugby e la società Marker Diagnostics

Uno studio dell'Università di Birmingham su giocatori di rugby del Regno Unito ha identificato un nuovo metodo per diagnosticare con una precisione del 94% una commozione cerebrale usando un test della saliva.
I risultati della ricerca, condotta in collaborazione con la Rugby Football Union (RFU), la Premiership Rugby e la società Marker Diagnostics, aprono la strada al primo test non invasivo potenzialmente in grado di riconoscere un trauma cranico direttamente a bordo campo.

Lo studio su giocatori professionisti di rugby

Per metterlo a punto, i ricercatori, guidati da Valentina Di Pietro e Antonio Belli, partendo dai risultati di un loro precedente studio che ha individuato specifici marcatori presenti saliva entro pochi minuti dopo un infortunio, hanno analizzato campioni di saliva prelevati da 1.028 giocatori professionisti di rugby nelle stagioni 2017-18 e 2018-19. Il test è stato poi ripetuto a 36-48 ore dalla partita su 156 partecipanti che hanno avuto un trauma in campo, 66 che hanno dovuto abbandonare la partita a causa di lesioni muscolo-scheletriche e su altri 102 giocatori.
I risultati dello studio SCRUM (Study of Concussion in Rugby Union through MicroRNAs), pubblicati sul British Journal of Sports Medicine, dimostrano per la prima volta che specifici biomarcatori salivari possono essere utilizzati per indicare se un giocatore ha avuto una commozione cerebrale. Il team di ricerca, utilizzando marcatori di Dna nella saliva, è così riuscito a mettere a punto un test in grado di prevedere un risultato di trauma cranico con una precisione del 94%.
“Un test diagnostico non invasivo e accurato che utilizza la saliva è un vero punto di svolta e può fornire uno strumento inestimabile per aiutare i medici a diagnosticare le commozioni cerebrali in modo più coerente e accurato", ha commentato la ricercatrice italiana Valentina Di Pietro, dell'Università di Birmingham.
La nuova tecnologia, inoltre, come ha spiegato Antonio Belli, "potrebbe essere utilizzata anche oltre lo sport, ad esempio nella medicina generale o militare, per facilitare la diagnosi di lesioni cerebrali, spesso sotto diagnosticate". I risultati saranno presentati in occasione del World Rugby Symposium.

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