Sviluppati in laboratorio i primi embrioni umani "sintetici" da cellule modificate

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Il risultato si deve a due studi indipendenti coordinati da Monash University di Melbourne e Southwestern Medical Center dell'Università del Texas e potrebbe offrire un'occasione unica per studiare le prime fasi dello sviluppo umano e i problemi di fertilità

Sono stati sviluppati in laboratorio i primi simil-embrioni umani completamente artificiali, ovvero generati da cellule staminali o della pelle riprogrammate e non da ovuli e spermatozoi. Il risultato si deve a due studi indipendenti coordinati da Monash University di Melbourne e Southwestern Medical Center dell'Università del Texas, e arriva a circa 2 anni di distanza dallo sviluppo in provetta del primo embrione completamene artificiale di topo.
I simil-embrioni umani, denominati  blastoidi, perché in grado di replicare lo sviluppo dell'embrione allo stadio iniziale (di blastocisti), potrebbero offrire un'occasione unica per studiare le prime fasi dello sviluppo. Secondo i ricercatori, potranno essere utili in futuro per studiare i problemi di fertilità e delle prime fasi dello sviluppo umano, aprendo la strada allo sviluppo di nuove terapie mirate.

I due studi nel dettaglio

Le due ricerche, descritte nel dettaglio sulle pagine della rivista specializzata Nature, hanno ottenuto lo stesso risultato partendo da diverse cellule umane. Il primo studio, coordinato da Jose Polo della Monash University, ha sviluppato una struttura del tutto simile per architettura e genetica a una blastocisti, chiamata 'iBlastoide' (ovvero blastoide indotto), partendo da cellule adulte prelevate dalla pelle (fibroblasti) riprogrammate e coltivate in 3D.
Questo organoide, come ha spiegato il coordinatore del team di ricerca, "permetterà di studiare le primissime fasi dello sviluppo umano, facendo luce su alcune delle cause di infertilità e malattie congenite, e consentirà di valutare l'impatto di sostanze tossiche e virus sugli embrioni, senza dover usare vere blastocisti umane e soprattutto con un dettaglio senza precedenti, accelerando lo sviluppo di nuove terapie".
La seconda ricerca, invece, condotta sotto la guida di Jun Wu dell'Università del Texas, ha ottenuto un blastoide partendo da cellule staminali pluripotenti umane. L'organoide, come precisato dal team di ricerca, è del tutto simile a una blastocisti per morfologia, dimensione, numero e varietà di cellule, ma non è in grado di svilupparsi in un vero embrione vitale.

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