Covid, vaccini ai dipendenti: le aziende che hanno dato disponibilità

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Oltre 7.000 aziende hanno aderito all’iniziativa proposta da Confindustria, una sorta di mappatura delle "fabbriche di comunità", pensato per segnalare “le imprese operanti sul territorio nazionale che potranno mettere i propri spazi al servizio del Paese nell’ambito del piano nazionale delle vaccinazioni anti Covid”. Tra i grandi gruppi favorevoli, Enel, Eni, Inps, Poste, Fincatieri, Vodafone, Tim e Pirelli

Da Enel a Eni, dall’Inps a Poste e Fincatieri. Sono alcuni tra i grandi gruppi a partecipazione pubblica che hanno  dato la disponibilità a Confindustria per mettere a disposizione le proprie sedi con l’obiettivo di vaccinare i dipendenti, insieme a più di 7.000 aziende sparse per il territorio italiano. Tra queste c'è anche Pirelli, che aderendo all'iniziativa di Confindustria, ha dato disponibilità per la vaccinazione anti-Covid dei dipendenti attraverso le proprie strutture e nel rispetto di quanto previsto dal piano nazionale. La richiesta era partita alcuni giorni fa, proprio da un "sondaggio" lanciato da Confindustria, una sorta di mappatura delle "fabbriche di comunità", pensato per segnalare “le imprese operanti sul territorio nazionale che potranno mettere i propri spazi al servizio del Paese nell’ambito del piano nazionale delle vaccinazioni anti Covid”.

Altre aziende che potrebbero aderire

Tra i gruppi privati, come segnala anche un articolo del “Corriere della Sera”, hanno valutato l’opportunità anche Stellantis, Ducati, Lamborghini, Vodafone, con Tim che invece ha considerato la possibilità di mettere a disposizione alcune sedi per le vaccinazioni di massa, non solo dei propri dipendenti. “A seguito del dialogo avviato con il Governo e con il Commissario Straordinario per la gestione dell’emergenza, e in attesa delle determinazioni e dei protocolli specifici che la gestione commissariale straordinaria ha annunciato alle parti sociali, prende l’avvio una ricognizione sull’intero sistema produttivo”, si legge sul portale di Confindustria, nella pagina dedicata all’iniziativa.

Vaccinare la più ampia parte possibile di popolazione

L’adesione ha investito tutto lo stivale: il 75% delle imprese sono dislocate nel Nord del Paese, il 13% al Centro e il 12% tra il Sud e le Isole, ha comunicato Confindustria. Inoltre, nell’85% dei casi, si tratta di imprese del Sistema Confindustria, ma si sono candidate anche realtà al di fuori dal perimetro associativo. Tra l'altro, proprio di recente si è svolto un incontro tecnico a cui hanno partecipato i ministeri del Lavoro, della Salute e le rappresentanze delle imprese. All’ordine del giorno,  anche quello di definire un ambito nazionale di riferimento per i vaccini in azienda. “È assolutamente prioritario procedere alla copertura più ampia possibile della popolazione nella maniera più rapida ed efficiente. Solo così l’Italia potrà sconfiggere la pandemia, contenere il tragico bilancio di vittime e consentire la più veloce e solida ripresa delle attività economiche, del lavoro e del reddito di tutti gli italiani”, si legge ancora sul portale di Confindustria. Al vaglio, al momento, ci sono due aspetti: come integrare l’assicurazione dei cosiddetti medici competenti, ovvero i medici delle aziende e se coinvolgere o meno i familiari dei dipendenti. E per le aziende che non abbiano un medico competente disposto a vaccinare potrebbe subentrare la possibilità di affidarsi alla sanità privata.

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