Il risultato si deve a un team di ricercatori dell'Università di Manchester e potrebbe aprire la strada a nuovi studi sui disturbi del ritmo o della frequenza cardiaca
Un recente studio condotto su capre ha scoperto che il cuore ha un pacemaker naturale "di riserva", in grado di generare un impulso e controllare la frequenza cardiaca, quando il meccanismo che normalmente regola il battito fallisce. Il risultato, descritto sulla rivista scientifica Frontiers in Physiology, si deve all'Università di Manchester e potrebbe avere importanti implicazioni anche per gli esseri umani, in quanto potrebbe aprire la strada a nuovi studi sui disturbi del ritmo o della frequenza cardiaca, come le aritmie.
Lo studio sugli animali
Nello specifico, il team di ricerca ha individuato negli animali il Sap (il Pacemaker atriale sussidiario), che avrebbe il potenziale di sostituire le funzioni del nodo seno-atriale, che si trova nell'atrio destro e genera segnali elettrici che determinano la frequenza del battito cardiaco normale. Il nodo seno-atriale, come spiegato dall'Istituto Superiore di Sanità, è composto da un gruppo di cellule che ha il compito di scandire la giusta frequenza di contrazione del cuore, per garantire il ritmo cardiaco normale (compreso fra 60 e 100 battiti al minuto) e la corretta irrorazione sanguigna. Quando non funziona come dovrebbe la frequenza cardiaca può rallentare, causando dispnea e svenimenti. Nel corso dello studio condotto sulle capre, il team di ricerca ha scoperto che in caso di ablazione chirurgica del nodo seno-atriale, il Sap assume il ruolo di pacemaker "dominante", guidando l'attività elettrica del cuore. "Questo studio rimodella completamente la nostra comprensione del funzionamento del cuore ed è molto stimolante", ha spiegato Halina Dobrzynsky, coordinatrice dello studio. "Prima di questo studio, si pensava che il nodo seno-atriale fosse il sito di attivazione principale nel cuore. Quando ciò veniva a mancare, si pensava che il nodo atrioventricolre più vicino al ventricolo entrasse in funzione. Ora, invece, sappiamo di un altro sito, il pacemaker atriale sussidiario", ha spiegato Luca Soattin, coautore dello studio.