Oncologi, i test genomici per il tumore al seno siano rimborsabili

Salute e Benessere

Ad oggi questi test che, secondo gli esperti dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), “consentono di prevedere il rischio di recidiva e, quindi, di escludere la chemioterapia in aggiunta all’ormonoterapia, evitando inutili tossicità”, sono rimborsabili solo in Lombardia e nella Provincia Autonoma di Bolzano. Da qui l’appello all’estensione della rimborsabilità anche a tutto il territorio italiano

Il tumore al seno è in assoluto il più frequente in Italia. A sottolinearlo sono gli esperti dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che spiegano come, per il 2020, siano stati stimati 54.976 casi, davanti a quelli legati a tumori del colon-retto (43.702) e al polmone (40.882). “I test genomici, in alcune tipologie di pazienti pari a circa il 10-20% del totale, consentono di prevedere il rischio di recidiva e, quindi, di escludere la chemioterapia in aggiunta all’ormonoterapia, evitando inutili tossicità”, si legge in un comunicato diffuso sul portale di Aiom. Ma, attualmente, nel nostro Paese solo la Lombardia e la Provincia Autonoma di Bolzano ne hanno approvato la rimborsabilità. Per sensibilizzare sul tema e per ribadire come questi test debbano essere rimborsabili anche su tutto il territorio italiano, gli esperti di Aiom hanno deciso di proporre un tour di incontri virtuali in 8 Regioni, presentato nel corso del XXII Congresso Nazionale della Società scientifica, che si svolgerà on line fino all’1 novembre.

L’importanza dei test genomici

Secondo Saverio Cinieri, presidente eletto di Aiom e direttore di oncologia medica e breast unit presso l’Ospedale “Perrino” di Brindisi, “oggi abbiamo l’opportunità di individuare la terapia più adeguata per ogni paziente, sfruttando specifiche alterazioni dei geni o proteine riscontrate nel singolo tumore, che diventano il bersaglio di una terapia individualizzata”, ha spiegato. “Perché il paziente possa ricevere un trattamento di precisione, sono necessarie una diagnosi accurata e una definizione del profilo molecolare della malattia con test specifici. In questo senso, i test genomici sono in grado di supportare l’oncologo nella personalizzazione delle terapie in alcune tipologie di pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale”, ha poi aggiunto. In sostanza, ha ribadito l’esperto, i test genomici “valutano gruppi di geni espressi in uno specifico tessuto, studiandone le funzioni e le modalità con cui interagiscono tra loro. Forniscono, cioè, il profilo molecolare personalizzato di un tumore”. Senza dimentica che la “genomica applicata al cancro della mammella permette di caratterizzare ancor meglio il tessuto tumorale e di prevedere la probabilità di recidiva dopo l’intervento chirurgico e la risposta alle terapie”. Un utilizzo più marcato dei test genomici, poi, comporterebbe anche la diminuzione dell’utilizzo improprio della chemioterapia, ha sottolineato ancora Cinieri, e “può tradursi, da un lato, in un beneficio clinico per le pazienti che non vengono più esposte a un eccesso di trattamento e al relativo rischio di tossicità immediate e tardive, dall’altro in un impatto favorevole sulla spesa sanitaria, che rappresenta un elemento fondamentale, con cui anche i clinici devono confrontarsi”.

L’esempio “virtuoso” della Lombardia

In quest’ottica, un esempio definito “virtuoso”, è proprio quello della Lombardia. "Secondo le nostre stime, la popolazione da sottoporre ai test genomici in Lombardia è di circa 1.500 casi all'anno con malattia precoce che sarebbero candidati a chemio-ormonoterapia adiuvante, un'ipotesi che consente al Servizio Sanitario Regionale di risparmiare la somministrazione di oltre 1.000 chemioterapie all'anno, pari a circa quattro trattamenti evitati ogni cinque test genomici eseguiti", ha spiegato Carlo Tondini, direttore di oncologia medica presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo . La Lombardia, infatti, ha deciso di fornire l'esame gratuitamente, a partire da luglio 2019 e anche a chi viene da altre Regioni. In quest'ultimo caso, serve una preventiva autorizzazione all'esecuzione del test da parte delle Asl di residenza, a cui segue la richiesta di rimborso della Regione Lombardia, hanno evidenziato gli esperti. “È evidente il rischio di fenomeni di migrazione sanitaria verso il Nord. Auspichiamo, quindi che i test siano quanto prima rimborsabili su tutto il territorio", ha ribadito infine Cinieri.

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