Covid-19, Arcuri a Sky TG24: "Il numero più preoccupante è quello dei ricoverati"
Salute e BenessereLo ha detto il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, intervenendo nel corso di Sky TG24 Economia. “In questa seconda ondata, che è molto diversa dalla prima, dobbiamo muoverci il meno possibile, perché è evidente che l'impeto di questa curva è anzitutto il risultato della mobilità che noi abbiamo gestito nelle settimane e nei mesi scorsi”, ha poi aggiunto, parlando anche di test rapidi e del ruolo, importante, che medici di base e pediatri dovranno avere nei prossimi giorni
La curva dei contagi di coronavirus in Italia continua a salire. L’ultimo bollettino ha fatto registrare 31.084 casi a fronte di 215.085 tamponi eseguiti, con 199 decessi e 95 nuovi ricoveri in terapia intensiva, mentre sono stati 1030 i nuovi ricoveri. Proprio questo dato è quello che allarma maggiormente, almeno secondo l’opinione di Domenico Arcuri, il commissario straordinario per l'emergenza Covid-19, intervenuto nel corso di Sky TG24 Economia per analizzare l’emergenza sanitaria attuale nel nostro Paese. “In questi giorni e in queste ore il numero più preoccupante è quello dei ricoverati negli ospedali. Non soffriamo ancora quanto a terapie intensive e non dobbiamo farci spaventare dal numero dei contagi, consapevoli come siamo che fino a ieri sera il 94% dei contagiati era in isolamento domiciliare, cioè si cura a casa, mentre durante la prima ondata era il 51%”, ha detto. “Vista ora l’impetuosa crescita dei contagi, il numero più critico è quello delle persone ricoverate in ospedale. Sono per ora il 5%, però sono una piccola percentuale di un numero molto grande e molto crescente. Il numero che io guardo con molta attenzione è questo, gli ospedali sono affollati e rischiano l’entropia”, ha sottolineato.
Ipotesi lockdown
Una delle possibili decisioni, prese di concerto tra il Governo e le autorità sanitarie per contenere la diffusione del virus, potrebbe essere un nuovo lockdown generalizzato, ma il commissario straordinario ha ammesso di non essere in condizioni di dire “né se né quando si decide” a proposito di un ulteriore stop del Paese.
Il ruolo di medici di base e pediatri
Arcuri ha poi voluto lanciare un appello ai medici di base e ai pediatri, “importantissimi nelle prossime ore e nei prossimi giorni”. “Dalla prossima settimana”, ha spiegato il commissario straordinario, “i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta potranno somministrare i testi molecolari rapidi antigenici ai loro assistiti”, ha spiegato. “Le persone che ricevono la notizia di essere un primo contatto stretto devono avere la possibilità di rivolgersi al loro medico che deve avere la possibilità di fargli un test rapido”, ha detto ancora. E sempre a proposito dei test rapidi, l’esperto ha voluto fare un punto della situazione. “Abbiamo comprato dieci milioni di test molecolari rapidi e dalla prossima settimana li distribuiremo alla medicina di territorio tramite le asl, in modo che i medici dovranno essere in condizione di fare i tamponi”, ha spiegato. Arcuri ha sottolineato ancora che ruolo di medici di base e pediatri dovrà essere quello “di curare il più possibile i pazienti a casa e di rassicurarli, perché se riusciamo ad evitare che per andare in isolamento domiciliare il potenziale contagiato debba andare in ospedale e se riusciamo a fare in modo che si curi a casa diamo un importante contributo all’alleggerimento della pressione sugli ospedali”.
approfondimento
Coronavirus in Italia e nel mondo: le ultime notizie del 30 ottobre
L’affidabilità dei test molecolari
“La capacità e l’affidabilità dei test molecolari rapidi antigenici è stata ritenuta nel mondo compatibile con le aspettative che la scienza e le cure richiedono soltanto qualche settimana fa. Anche la scienza rincorre il virus. Oggi si possono fare i testi antigenici rilevantemente affidabili e per questo li abbiamo comprati, ieri non era possibile”, ha ribadito ancora Arcuri, a proposito del tema. “Dobbiamo contare anche i tamponi rapidi, dobbiamo passare da duecentomila a trecentomila italiani che ogni giorno fanno un tampone, duecentomila con quelli molecolari e centomila con quelli rapidi. In teoria in sette mesi tutti gli italiani potrebbero riuscire a essere sottoposti almeno una volta alla verifica del loro contagio”, ha sottolineato ancora.
La distribuzione dei test rapidi
Come verranno distribuiti sul territorio i test rapidi? E’ lo stesso Arcuri a precisarlo. “La distribuzione dei test rapidi avverrà attraverso le Asl e i medici di medicina generale. Alcuni medici di medicina generale somministreranno i test nei loro studi, altri li somministreranno nelle Asl, altri saranno destinati a scuole e Rsa e ovviamente agli ospedali e a quanti altri come porti e aeroporti già oggi li stanno somministrando ai cittadini in transito”, ha specificato. “Il governo può acquistare tutto quello che può o vuole, ma l’organizzazione dello Stato italiano è tale per cui la distribuzione può avvenire da parte del Governo, in questa fattispecie del commissario, ma la somministrazione è a cura delle Regioni. Collaboriamo in queste ore come non mai, con grande convergenza con loro, ma sappiamo che l’Italia non è tutta uguale e che l’efficienza e l’efficacia dei sistemi regionali non è la stessa. Non per questo si deve pensare che questo non accadrà”.
approfondimento
Coronavirus, la situazione in Italia: grafici e mappe
Muoversi il meno possibile
Il commissario ha poi voluto gettare acqua sul fuoco di alcune polemiche nate recentemente. “Non è questo il momento per fare polemiche su scuole, trasporto, Regioni e Governo. Questo è il momento di rivolgerci agli italiani con un paio di accortezze: la prima è dirgli la verità, e la seconda se possibile, raccontargli più indicatori, più dati e più numeri possibili. Un numero vale più di mille parole”, ha ammonito. Poi, un appello a tutti i cittadini. “Le misure che sono state introdotte lo scorso weekend sono ancora troppo recenti per verificarne l’efficacia o la non efficacia. Abbiamo affrontato la prima ondata con una ‘cassetta degli attrezzi’ che confido ormai sia nel patrimonio di tutti gli italiani: mascherine, distanziamento, igiene e evitare gli assembramenti. In questa seconda ondata, che è molto diversa dalla prima, in questa ‘cassetta’ dobbiamo aggiungere un quinto attrezzo: dobbiamo muoverci il meno possibile, perché è evidente che l'impeto di questa curva è anzitutto il risultato della mobilità che noi abbiamo gestito nelle settimane e nei mesi scorsi”. Arcuri, poi, ha fatto anche un cenno sul Mes. “I soldi del Mes non li ho avuti, però posso dire che tutte le volte che è servito che comprassi qualcosa il Governo mi ha messo nelle condizioni di farlo, non ho mai avuto un problema di scarsità di risorse”, ha concluso.