Coronavirus, The Lancet: 1/4 dei casi fuori Cina legati all’Italia

Salute e Benessere

Secondo uno studio dell'americano Centers for Disease Control and Prevention, pubblicato sulla rinomata rivista scientifica “The Lancet”, nella cosiddetta fase pre-pandemica, in tre quarti dei Paesi colpiti fuori dalla Cina, i primi casi riguardavano persone che avevano viaggiato nel breve periodo. Il 27% di questi proveniva dall’Italia, il 22% dalla Cina, l’11% dall’Iran

Il Covid-19 ha impiegato 11 settimane per diffondersi in tutti i continenti e più di un quarto dei primi casi di coronavirus registrati fuori dalla Cina, dall'inizio della pandemia, sono legati all'Italia. Lo spiega un dettagliato studio dell'americano Centers for Disease Control and Prevention, pubblicato sulla rinomata rivista scientifica “The Lancet”, relativo proprio al periodo precedente all’11 marzo 2020, giorno in l'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarasse che il Covid-19 faceva parte di una pandemia globale.

I dati emersi dallo studio

In particolare, nella cosiddetta fase pre-pandemica, quel periodo che va dal 31 dicembre 2019 al 10 marzo 2020, in tre quarti dei Paesi colpiti fuori dalla Cina, i primi casi riguardavano persone che avevano viaggiato nel breve periodo. Il 27% di questi proveniva dall’Italia, il 22% dalla Cina, l’11% dall’Iran. Al centro delle analisi dei ricercatori americani, i rapporti online dei vari Ministeri della Sanità e delle Agenzie Governative, che riportavano i bollettini quotidiani dei contagi da Covid-19, proprio nella fase pre-pandemica, quella cioè in cui ancora il virus non circolava in tutto il mondo. Il lavoro di ricerca, in sostanza, delinea ancora maggiormente i tasselli legati alla ricostruzione della storia della pandemia che non riguarda solo la Cina. L’analisi, nello specifico, ha identificato 32.459 casi in 99 Paesi e località fuori dalla Cina continentale. Nel dettaglio, è emerso come i viaggi nel nostro Paese sono collegati alla metà dei primi casi segnalati in Africa e a oltre un terzo di quelli identificati in Europa e nel continente americano. Secondo i ricercatori, i viaggi in alcuni Paesi potrebbero aver causato ulteriori focolai in tutto il mondo, proprio prima della dichiarazione dell’Oms che ha identificato il coronavirus come una protagonista di una pandemia.

I focolai in giro per il mondo

"I dati che abbiamo raccolto ci dicono che viaggi in pochi Paesi con un alto tasso di diffusione del virus SARS-CoV-2 hanno seminato focolai in giro per il mondo prima che il coronavirus fosse dichiarato pandemia", ha spiegato la dottoressa Fatimah Dawood, che ha co-diretto la ricerca. Lo studio, inoltre, ha anche analizzato le caratteristiche dei primissimi giorni di diffusione del virus e ha potuto individuare 101 focolai in 29 Paesi, sempre nel periodo precedente all'annuncio dell'Oms.

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