Covid-19, gli esperti escludono che lo smog possa trasportare il coronavirus

Salute e Benessere

Tuttavia, gli studi condotti indicano che i pazienti che sono stati esposti a lungo all’inquinamento corrono dei rischi maggiori di andare incontro a delle gravi conseguenze in caso di infezione da Sars-CoV-2

Sebbene possa aggravare i sintomi del Covid-19, lo smog non è un vettore in grado di “trasportare” il coronavirus Sars-CoV-2 (segui la DIRETTA di Sky TG24). È quanto hanno dichiarato i massimi esperti internazionali che hanno partecipato al Webinair “Air Pollution and Covid-19”, organizzato da Fondazione Internazionale Menarini nell’ambito del progetto RespiraMi.

L’impatto dello smog

 

Gli studi condotti finora indicano che gli agenti inquinanti non trasportano il coronavirus, ma possono svolgere un ruolo nel decorso dell’infezione. Infatti, per i pazienti che sono stati esposti a lungo allo smog le probabilità di andare incontro a gravi conseguenze in caso di Covid-19, incluse patologie cardiovascolari, metaboliche e respiratorie, risultano maggiori. Sergio Harari, il direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, sottolinea che il coronavirus si trasmette principalmente attraverso le goccioline del respiro. “Il contagio da superfici infette è più raro, mentre alcune indicazioni suggeriscono che il virus possa rimanere infettivo nell’aerosol di un ambiente chiuso”, prosegue l’esperto. “Invece, l’ipotesi che il particolato atmosferico possa trasportare il virus e quindi contribuire a diffonderlo per via aerea non sembra plausibile: il particolato può veicolare particelle biologiche come batteri, spore, pollini e anche virus, ma appare improbabile che i coronavirus possano mantenere intatte caratteristiche e proprietà infettive dopo un permanenza più o meno prolungata all’esterno, perché temperatura, essicamento e raggi UV danneggiano l’involucro del virus e quindi la sua capacità di infettare. Perciò un legame tra le fluttuazioni giornaliere del particolato e l’incidenza dei contagi non è ad oggi né confermata né plausibile”, conclude Harari.

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La diffusione del coronavirus nella Pianura Padana

 

La diffusione del coronavirus nella Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa, aveva spinto alcuni esperti a ipotizzare un possibile legame tra smog e Sars-CoV-2. Tuttavia, dagli studi condotti finora non sono emerse prove a sostegno di questa possibilità. “Per un’epidemia con contagio per via respiratoria il maggior determinante della diffusione sono la frequenza e la vicinanza dei contatti tra le persone”, spiega Pier Mannuccio Mannucci, professore Emerito di Medicina Interna all'Università degli Studi di Milano. “La Pianura Padana è una delle aree più industrializzate del Paese, con un numero elevato di contatti internazionali, e questo assieme all'elevata densità abitativa può essere considerato il maggior determinante dell'impennata dei contagi nei mesi scorsi. Anche il calo drastico delle infezioni a seguito del lockdown e del distanziamento sociale suggerisce che nella trasmissione del virus il particolato non sia decisivo”, prosegue l’esperto. Sul tema è intervenuto anche l’epidemiologo Francesco Forastiere, secondo il quale i dati attualmente disponibili non sono sufficienti per determinare l’effettivo impatto dell’esposizione allo smog sul decorso dell’infezione da Sars-CoV-2.

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