Coronavirus, l’idrossiclorochina non ridurrebbe la mortalità: lo studio

Salute e Benessere

A indicarlo sono i risultati di un trial clinico randomizzato, condotto dai ricercatori che lavorano alla sperimentazione clinica Recovery, organizzata dal governo britannico con la guida dell’Università di Oxford

L’idrossiclorochina continua a far discutere. Negli ultimi mesi questo farmaco, comunemente impiegato nel trattamento della malaria, dell’artrite reumatoide e del lupus eritematoso discoide e disseminato, ha acceso un interminabile dibattito all’interno della comunità scientifica sulla sua eventuale efficacia nei pazienti positivi al coronavirus Sars-CoV-2 (segui la DIRETTA di Sky TG24). Tra i sostenitori del principio attivo non mancano alcuni protagonisti della politica, come il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, risultato recentemente positivo al Covid-19, e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Secondo un nuovo studio, che non è ancora stato sottoposto alla peer review, l’idrossiclorochina non sarebbe efficace per il trattamento dell’infezione e, anzi, potrebbe persino peggiorarla. La ricerca è stata condotta dai ricercatori che lavorano alla sperimentazione clinica Recovery, organizzata dal governo britannico con la guida dell’Università di Oxford.

Il trial clinico

 

Nel corso della sperimentazione, i ricercatori hanno messo a confronto due gruppi di partecipanti: uno composto da 1561 pazienti trattati con l’idrossiclorochina e l’altro da 3155 persone curate con delle terapie standard. Nel primo gruppo, il 26,8% dei membri ha perso la vita 28 giorni dopo il trattamento, mentre nell’altro la percentuale è risultata del 25%. I ricercatori hanno confermato che i risultati restano costanti anche quando i pazienti vengono suddivisi in sottogruppi per età, genere o gravità della patologia al momento della terapia. I partecipanti trattati con l’idrossiclorochina hanno avuto anche una minore probabilità di essere dimessi entro 28 giorni (60,3% contro il 62,8% dei membri dell’altro gruppo). “Nei pazienti ricoverati, l'idrossiclorochina non è associata a una riduzione della mortalità, bensì a un aumento del periodo di ricovero e del rischio che la malattia progredisca verso la ventilazione meccanica e la morte", spiegano i ricercatori.

Medici e infermieri al lavoro nel reparto di riabilitazione polmonare per pazienti Covid 19 all'ospedale Zappatoni di Cassano d'Adda, 27 Marzo 2020. Ansa/Andrea Canali

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I dubbi sull’idrossiclorochina

 

Uno studio della compagnia Applied XL indica che dei 685mila pazienti totali che dovrebbero partecipare a test su possibili terapie in tutto il mondo, ben il 35% (237mila) è coinvolto in test che riguardano l’idrossiclorochina o la clorochina. Tra tutti gli studi condotti, solo pochi hanno evidenziato dei benefici derivanti dall’uso del farmaco per il trattamento dei pazienti con Covid-19. Nella maggior parte dei casi sono emersi dei possibili rischi, soprattutto nell’ambito dei trial più grandi e randomizzati. Questi risultati hanno spinto la Food and Drugs Administration (Fda) a sconsigliare l’uso dell’idrossiclorochina al di fuori dei test. L’unico farmaco che per ora si è dimostrato efficace nella cura del coronavirus, tanto da ricevere l’approvazione dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), è l’antivirale Remdesivir.

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