Alzheimer, un farmaco per il Parkinson migliora le funzioni cognitive

Salute e Benessere

Si tratta della rotigotina, un principio attivo che agisce sul funzionamento del neurotrasmettitore dopamina. Nel corso di uno studio i suoi effetti sono stati testati su 94 pazienti

In futuro, la rotigotina, un farmaco già in uso per il Parkinson, potrebbe essere impiegata nel trattamento dei malati di Alzheimer. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista JAMA Network, ha dimostrato che la sostanza può produrre un miglioramento delle funzioni cognitive nei pazienti che hanno una forma lieve o moderata della malattia. La ricerca è stata condotta da Giacomo Koch, Direttore del laboratorio di Neuropsicofisiologia Sperimentale del Santa Lucia, in collaborazione con Alessandro Martorana dell'Università di Roma Tor Vergata, presso l'ospedale di neuroriabilitazione della Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, col supporto della statunitense Alzheimer's Drug Discovery Foundation.

 

I benefici della rotigotina

 

Il principio attivo rotigotina agisce sul funzionamento del neurotrasmettitore dopamina che, secondo recenti studi, è in grado di migliorare le funzioni cognitive superiori. Il suo utilizzo per il trattamento dell’Alzheimer rappresenta una novità, visto che finora gli esperti sono ricorsi a delle terapie che agiscono sul neurotrasmettitore acetilcolina. Nel corso dello studio la rotigotina è stata somministrata a 94 pazienti di età compresa tra i 55 e gli 83 anni tramite un cerotto applicato sulla pelle. La sostanza si è dimostrata in grado di migliorare le funzioni esecutive, fondamentali per il ragionamento, il giudizio, la memoria di lavoro e l’orientamento. Inoltre, si sono osservati anche dei benefici sulla capacità dei partecipanti di svolgere attività quotidiane come la spesa, la pianificazione, l’igiene personale e l’alimentazione. L’utilizzo del farmaco potrebbe contribuire a preservare più a lungo l’indipendenza di chi soffre di Alzheimer e ridurre l’onere per gli operatori sanitari. 

 

Verso nuove opzioni terapeutiche

 

“Questo studio mostra che i pazienti con Alzheimer possono trarre beneficio dalle combinazioni di farmaci che migliorano le funzioni cerebrali interagendo con diversi sistemi di neurotrasmettitori e potrebbe aprire a nuove opzioni terapeutiche per ritardare l’insorgenza della demenza di Alzheimer in fase precoce, quando le funzioni cognitive e le capacità di vita quotidiana dei pazienti sono solo lievemente compromesse”, spiega Koch.

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