La terapia innovativa, utilizzata per la cura di quei tumori del sangue che non rispondono alle cure tradizionali, è stata applicata su un bimbo di 10 anni affetto da leucemia i cui primi esami di controllo, a distanza di circa un mese dal trattamento, “hanno rivelato che la cura ha effettivamente azzerato la presenza di cellule malate nel midollo”
Le Car-t (Chimeric Antigens Receptor Cells-T) sono una terapia innovativa in campo oncoematologico e vengono utilizzate per trattare quei tumori del sangue, come linfomi e leucemie, che non rispondono ai medicinali tradizionali o al trapianto. Studi recenti hanno dimostrato che queste terapie possono offrire ai pazienti recidivi una possibilità in più per combattere la malattia, aumentando le opportunità di guarigione. Non tutti i pazienti possono essere sottoposti a questo trattamento, altamente specializzato e personalizzato, dato che esistono precise indicazioni cliniche che segnalano quando questo può essere effettuato. Ma una notizia positiva è che da oggi, anche presso l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, questa terapia viene introdotta nella cura dei piccoli pazienti, come annuncia lo stesso nosocomio in un comunicato apparso sul proprio sito.
Il primo piccolo paziente
Il primo paziente ad usufruire del trattamento è un bambino di dieci anni, affetto da una leucemia resistente a ogni tipo di terapia, che grazie ai medici dell’ospedale fiorentino è stato sottoposto lo scorso maggio a questa particolare cura, che si basa su cellule immunitarie che vengono prelevate, ingegnerizzate in funzione anti-cancro e reimmesse nell'organismo. Il trattamento, spiegano gli specialisti, è stato effettuato a metà dello scorso maggio e, a distanza di poco più di un mese dall’infusione delle cellule riprogrammate, “i primi esami di controllo hanno rivelato che la cura ha effettivamente azzerato la presenza di cellule malate nel midollo del piccolo paziente”. Si tratta della prima volta in assoluto che ciò si verifica da quando il bambino ha iniziato la sua battaglia contro la leucemia. “È ancora presto per dire se la malattia si ripresenterà in futuro: determinanti saranno i prossimi mesi”, spiegano i medici ma questo primo risultato, anche se parziale, riaccende la speranza degli specialisti. “In passato per questo piccolo avremmo solo potuto iniziare il percorso delle cure palliative. Oggi la ricerca scientifica ci offre questa ulteriore possibilità che abbiamo voluto sperimentare, credendoci fino in fondo. Per noi comincia una nuova epoca”, ha commentato Claudio Favre, responsabile del Centro di eccellenza di Oncoematologia pediatrica del Meyer.
Una nuova sfida
Nel nostro Paese, al momento, sono solo tre i centri pediatrici che hanno attivato questa terapia all’avanguardia: oltre al Meyer anche il Bambin Gesù di Roma e il San Gerardo di Monza. “Per la Toscana, si tratta del primo caso in cui un bambino riceve questa terapia”, si legge nel comunicato, per cui circa un anno e mezzo fa l’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha dato il via libera alla rimborsabilità della terapia da parte del SSN."Le terapie geniche rappresentano la nuova frontiera della medicina e il nostro ospedale non vuole perdere questo appuntamento con un futuro ricco di preziose possibilità per la salute dei bambini. Per affrontare questa sfida, iniziata nel pieno dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus, abbiamo puntato su un imponente lavoro di squadra che ha coinvolto tanti nostri professionisti: ognuno di loro ha messo a disposizione la propria competenza per aiutare questo paziente". Sono queste le parole di Alberto Zanobini, direttore generale del Meyer.