“Contagi rari da asintomatici?”, l’Oms fa retromarcia

Salute e Benessere

Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti Covid-19 dell’agenzia dell’Onu, spiega di essere stata fraintesa. “Mi riferivo a un set limitato di dati, non alla situazione globale”

Nelle ultime ore hanno fatto discutere le dichiarazioni della funzionaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Maria Van Kerkhove sulla trasmissione di Covid-19 da parte delle persone asintomatiche. “È molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il virus”, ha affermato l’esperta ieri, lunedì 8 giugno, nel corso di un media briefing da Ginevra. Oggi Van Kerkhove è tornata sull’argomento, chiarendo che le sue parole sono state fraintese. "Stavo rispondendo a una domanda e non esprimendo una posizione dell'Oms. Ho usato la parola “molto rara” e c'è stato un fraintendimento perché è sembrato che dicessi che la trasmissione asintomatica è globalmente molto rara. Mentre mi riferivo a un set di dati limitati".

Il chiarimento di Van Kerkhove

 

“È necessario fare una differenza tra quel che sappiamo, quel che non sappiamo e quel che stiamo ancora cercando di capire”, ha spiegato Van Kerkhove, capo del team tecnico anti Covid-19 dell’Oms. “Sappiamo che di solito le persone infettate dal coronavirus Sars-CoV-2 sviluppano i sintomi, ma in una piccola parte dei casi ciò non avviene. Sappiamo anche che la maggior parte delle infezioni è provocata da pazienti sintomatici che contagiano altre persone attraverso le goccioline di saliva infette. Ma c'è una proporzione di persone che non sviluppa sintomi e non sappiamo ancora quante siano, potrebbero essere dal 6% al 41% della popolazione che si infetta, a seconda delle stime. Sappiamo che alcuni asintomatici possono trasmettere il virus, ma dobbiamo ancora chiarire qual è il loro numero. Ciò che ho detto ieri in conferenza stampa si riferiva a piccoli studi pubblicati”. 

 

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La posizione di Pierluigi Lopalco

Nelle ore precedenti al chiarimento di Van Kerkhove, alcuni studiosi italiani si sono detti in disaccordo con le sue dichiarazioni. Per esempio, Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all'università di Pisa e coordinatore della gestione dell'emergenza Covid in Puglia, ha dichiarato che “il coronavirus rimane per molto tempo nei portatori e catene di contagio subdole fatte da asintomatici si possono propagare in modo silente ed entrare negli ospedali”. L’epidemiologo ha portato l’esempio dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma, dove negli ultimi giorni è stato identificato un nuovo cluster di contagi. Per Lopalco, ciò indica che è necessario garantire la scurezza all’interno degli ospedali e delle Rsa, dove il virus può diffondersi con maggiore facilità. “Se riusciamo a fare questo, una circolazione silente del virus nella popolazione non crea particolari danni al sistema sanitario. Perché se abbiamo un focolaio circoscritto come quello del San Raffaele, ce ne accorgiamo in tempo e il problema si risolve".

La posizione di Matteo Bassetti

 

Matteo Bassetti, il direttore della clinica Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, ha invitato alla cautela. “L’affermazione dell’Oms è pesante, ma dovrà essere suffragata da ulteriori studi. Credo piuttosto che esitano diverse categorie di asintomatici, con una diversa probabilità di infettare”. Per l’esperto un’eventuale conferma della dichiarazione di Maria Van Kerkhove potrebbe cambiare il modo di contrastare il coronavirus, dato che molte delle misure introdotte finora sono state adottate proprio per evitare che i soggetti asintomatici potessero trasmettere il virus ad altri. Ancor prima dei chiarimenti di oggi, Bassetti aveva comunque chiarito che la stessa Oms aveva definito la questione “ancora aperta”. 

 

Tre categorie di asintomatici

 

Bassetti spiega che “esistono tre categorie di asintomatici, e probabilmente la possibilità o meno di infettare altri soggetti è direttamente proporzionale alla loro particolare carica virale”. La prima categoria è quella degli asintomatici destinati a rimanere tali e che sono portatori sani del virus. “Questi avrebbero una bassa carica virale e dunque non ritengo che possano contagiare”. La seconda categoria è quella degli asintomatici che svilupperanno il virus nell’arco di alcuni giorni (noti come “pre-asintomatici”). Per Bassetti gli appartenenti a questo secondo gruppo presenterebbero una carica virale maggiore. Infine, “vi sono i paucisintomatici, ovvero soggetti che presentano sintomi lievissimi e che possono passare inosservati, con una carica virale ancora diversa”. Secondo l’esperto, l’esistenza di queste categorie, caratterizzate da una differente carica virale, spiegherebbe i risultati contrastanti ottenuti dai vari studi sul tema. “Un lavoro cinese, ad esempio, ha tenuto in contatto 450 persone con un soggetto asintomatico positivo e nessuno è stato infettato, ma altri studi sono giunti a diverse evidenze”.

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