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Diabete di tipo 1, i pazienti sarebbero migliorati durante il lockdown

Salute e Benessere

A sostenerlo è uno studio condotto da esperti dell'Università di Padova e dell'Istituto Veneto di Medicina Molecolare (Vimm) su 33 pazienti che hanno utilizzato un particolare sensore sottocutaneo

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Nel corso della prima settimana di lockdown completo, i pazienti affetti da diabete tipo 1, ovvero coloro per cui il pancreas non è in grado di produrre insulina, avrebbero visto migliorare il loro andamento glicemico, grazie al riposo e alla tecnologia. A sostenerlo è uno studio condotto da Gian Paolo Fadini dell'Università di Padova e dell'Istituto Veneto di Medicina Molecolare (Vimm) sui livelli glicemici di 33 pazienti con diabete di tipo 1, pubblicato sulla rivista "Diabetes Therapy".

I risvolti dello studio

Lo studio ha preso in esame tutti pazienti che hanno utilizzato un particolare sensore sottocutaneo, collegato con la clinica diabetologica tramite il cloud, un sistema che permette al medico di monitorare, praticamente in tempo reale, l'andamento glicemico dei malati e di fornire loro consigli su come migliorare la terapia in atto. Dalle analisi dei dati emersi dallo studio, è stato possibile capire che, nonostante la limitata possibilità di fare esercizio fisico e lo stress psicologico legati alla quarantena, il quadro clinico dei pazienti diabetici abbia dimostrato alcuni miglioramenti. "Riteniamo che rallentare i ritmi della vita quotidiana per un breve periodo possa sortire degli effetti favorevoli sulla gestione del diabete tipo 1”, ha spiegato il professor Angelo Avogaro, direttore di Diabetologia e responsabile dell’unità operativa di malattie del metabolismo dell’Università di Padova. “Avere più tempo da dedicare al controllo delle glicemie ed alla scelta del regime alimentare, senza le incombenze lavorative, pare aver migliorato l'andamento del diabete", ha aggiunto. "Pur in un periodo cupo come quello del lockdown, questa nuova ricerca getta una luce inattesa sui benefici della gestione tecnologica del diabete tipo 1. Sensori glicemici, connessione via cloud e pompe di insulina, unitamente all'educazione adeguata all'autogestione della terapia, sono la chiave per garantire ai pazienti il miglior controllo glicemico", ha poi concluso Avogaro.

Il ruolo dell’insulina

Il diabete, come spiega il portale di Humanitas, rinomato polo ospedaliero del Milanese, è una malattia che si caratterizza per la presenza di quantità eccessive di glucosio nel sangue. Tale eccesso è anche chiamato “iperglicemia” e può essere causato da un'insufficiente produzione di insulina o da una sua inadeguata azione. Si tratta dell’ormone che regola proprio il livello di glucosio nel sangue. Le forme più note di diabete sono due, ovvero il diabete di tipo 1, in cui vi è assenza di secrezione insulinica e il diabete di tipo 2, legato ad una ridotta sensibilità all’insulina da parte di fegato, muscolo e tessuto adiposo oppure anche a una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas.

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