Lo studio, condotto da un team di esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, ha permesso di identificare una piccola popolazione di cellule in stato di "dormienza" che, seppur inattive a lungo, possono risvegliarsi e rigenerare la neoplasia
Si aprono nuove speranze nella lotta al tumore del colon, una tra le neoplasie con più incidenza nella popolazione italiana, terzo per frequenza nell'uomo, preceduto dai tumori del polmone e della prostata, al secondo posto, dopo il cancro al seno (mammella) nelle donne. Ad aprire le porte verso nuovi orizzonti medici, ci ha pensato uno studio, condotto da un team dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) coordinato dalla dottoressa Ann Zeuner del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare, che ha permesso di scoprire quelle che sono state definite delle “cellule dormienti”, particolarmente resistenti alle terapie nel cancro al colon.
Cellule in stato di “dormienza”
Lo studio, pubblicato sul "Journal of Experimental and Clinical Cancer Research", rappresenta infatti un contributo importante per comprendere a pieno i meccanismi di resistenza alle terapie antitumorali. La ricerca, sostenuta anche da Fondazione Airc, ha fatto luce sulla presenza, nei tumori del colon, di una piccola popolazione di cellule in stato di "dormienza" o "quiescenza". Queste infatti, a differenza della maggioranza delle cellule tumorali, non si moltiplicano attivamente, ma sono caratterizzate da un maggiore potenziale cancerogeno e da una conseguente ed aumentata resistenza alle terapie. Lo studio, spiegano direttamente dall’Istituto Superiore di Sanità, "aggiunge un importante tassello alle conoscenze sulla chemio-resistenza e sulle cellule staminali tumorali, che sono un bersaglio cruciale nella lotta ai tumori".
L’importanza della scoperta
A raccontare i dettagli della scoperta ci ha pensato direttamente la dottoressa Zeuner. "Le cellule tumorali quiescenti si possono paragonare ai semi delle piante, in quanto possono rimanere inattive a lungo e resistere a condizioni ambientali avverse per poi risvegliarsi e rigenerare un tumore a distanza di molti anni”. Dunque studiarle e capire i loro punti deboli, è importante per poterle eliminare mentre si trovano nello stato dormiente o quanto meno per impedire loro di tornare ad essere in attività. Infatti identificare le cellule dormienti e i loro meccanismi di sopravvivenza, spiegano gli esperti, rappresenta un passo importante per sviluppare terapie più efficaci per questa tipologia di tumore, che colpisce circa cinquantamila italiani ogni anno.