Nel 75% dei casi le reali cause dell’insorgenza sono sconosciute, ma ci sono parametri che si dovrebbero monitorare fin dall’età pediatrica. Il dato è emerso dal XIII Congresso Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri
Il fatto che in Italia nascano sempre meno bambini non ha esclusivamente motivazioni sociali ed economiche ma anche mediche. Infatti, stando alle stime degli specialisti, il numero di giovani uomini infertili è in costante aumento, tanto che negli ultimi 40 anni la concentrazione spermatica si è dimezzata. A sottolinearlo sono i medici che si sono riuniti a Paestum, in provincia di Salerno, per il XIII Congresso Nazionale Scientifico della FIMP, la Federazione Italiana Medici Pediatri, dal cui incontro è emerso un messaggio particolare, ovvero “dare il via ad una nuova e più forte alleanza tra andrologi e pediatri di famiglia per contrastare più efficacemente l’infertilità maschile nel nostro Paese”. Il motivo è chiaro, dicono i medici: quello dell’infertilità maschile è un grave problema di salute che interessa oltre cinque milioni di italiani e rappresenta una delle cause della denatalità che si registra nella Penisola.
Il problema riguarda il 14% dei 18enni
Il pediatra di famiglia deve imparare sempre più ad interagire con lo specialista andrologo per ottimizzare i percorsi di diagnosi e terapia”, ha detto il dottor Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP. “L’infertilità maschile non è infatti una malattia come le altre in quanto presenta delle evidenti implicazioni anche di carattere sociale e politico. Fino al 75% dei casi le reali cause dell’insorgenza sono sconosciute, tuttavia esistono dei parametri che devono essere monitorati fin dall’età pediatrica”. Sempre analizzando i numeri che riguardano la problematica, gli esperti hanno calcolato che in Italia il 14% dei 18enni presenta un volume testicolare ridotto. Inoltre, questa, sarebbe una condizione che aumenta esponenzialmente il rischio d’infertilità e che nel nostro Paese presenta un’incidenza decisamente alta e dovrebbe quindi essere oggetto di accurato monitoraggio fin dai primissimi mesi di vita. “Lo stesso vale per l’analisi dei livelli di alcuni ormoni maschili per i giovani adolescenti che presentano condizioni di rischio. Questi compiti spettano principalmente alla pediatria di famiglia che, all’interno dei bilanci di salute dedicati all’età adolescenziale, può avere un ruolo fondamentale nella prevenzione primaria e secondaria del disturbo”, ha sottolineato la dottoressa Rossella Cannarella, endocrinologa e dottoranda di ricerca presso il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.
Una patologia non solo adulta
L’importante, dicono ancora gli specialisti, è che le patologie andrologiche non siano considerate solo come tipiche dell’adulto o addirittura della terza età – anche perché in molti casi insorgono durante l’infanzia o l’adolescenza e hanno spesso un’origine prenatale. E, fattore non trascurabile, i ritardi diagnostici o negli interventi terapeutici possono avere gravi conseguenze sullo stato di salute in età adulta. “E’ questo il caso del criptorchidismo, un disturbo che aumenta il rischio di infertilità nonché di tumore del testicolo. Per tutti questi motivi avvieremo a breve un dialogo con le associazioni e società scientifiche che rappresentano l’andrologia italiana. Vogliamo aumentare lo scambio di conoscenze e istituzionalizzare la reciproca collaborazione per fornire una migliore assistenza e counseling a bambini e adolescenti e alle loro famiglie”, ha poi concluso il dottor Mattia Doria, segretario alle Attività Scientifiche della FIMP.