Bambini obesi, in Italia sono il 36,8%: il nuovo rapporto dell’Unicef

Salute e Benessere

Si tratta di un aumento del 36,8% rispetto al 2019. Dal rapporto emerge anche che in tutto il mondo dal 2000 al 2016 la percentuale di bimbi e ragazzi in sovrappeso è raddoppiata da 1 su 10 a circa 1 su 5 

Come spiegato da Francesco Samengo, presidente dell’Unicef Italia, durante la presentazione del nuovo rapporto ‘La condizione dell’infanzia nel mondo 2019: bambini, cibo e nutrizione – Crescere sani in un mondo in trasformazione’, in Italia il 36,8% dei bambini fra i 5 e i 19 anni è in sovrappeso: si tratta di un aumento del 39,1% rispetto al 1990. “Malnutrizione non significa solo non avere da mangiare a sufficienza, ma anche alimentarsi in modo errato o malsano”, spiega Samengo. “Attraverso questo rapporto, si vuole mettere in luce anche il problema dell’obesità infantile che sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria epidemia”, prosegue il presidente di Unicef Italia. Dal rapporto emerge anche che in Europa orientale e in Asia centrale un bimbo su sette sotto i 5 anni è in sovrappeso. Inoltre, dal 2000 al 2016, la percentuale di bimbi e ragazzi in sovrappeso tra i 5 e i 19 anni è raddoppiata da 1 su 10 a circa 1 su 5, mentre il numero di giovani in questa fascia di età che soffre di obesità è 10 volte maggiore per le ragazze e 12 per i ragazzi, rispetto al 1975.

Il legame tra il latte materno e l’obesità infantile

I risultati di uno studio condotto dai ricercatori del Joslin Diabetes Center, in collaborazione con l’Università dell’Oklahoma e l’Università del Minnesota, indicano che le donne in sovrappeso produrrebbero un latte materno con caratteristiche differenti, in grado di favorire l’insorgere dell’obesità nel bambino. Per giungere a questa conclusione gli esperti hanno analizzato il contenuto del latte di 35 mamme e in seguito hanno monitorato la percentuale di massa grassa e magra nei loro figli. Come spiega Elvira Isganaitis, una delle autrici della ricerca, l’obesità materna è fortemente associata con la probabilità dei bambini di sviluppare la medesima condizione, che nel corso del tempo può portare all’insorgere del diabete di tipo 2 e di altre complicazioni. 

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