Sonno, la capacità di alzarsi all'alba è scritta nei geni

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Getty Images)

Dai risultati di uno studio condotto dall’Università della California emerge che una persona su 300 riesce ad addormentarsi prima delle nove di sera e a svegliarsi senza difficoltà alle prime ore del mattino 

Per molte persone, andare a letto presto e alzarsi all’alba senza alcuno sforzo può sembrare un’impresa impossibile, ma un recente studio dell’Università della California, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista di settore Sleep, ha dimostrato che si tratta di una routine più comune del previsto: riguarda un adulto ogni 300 ed è influenzata dai geni. Il ritmo circadiano di chi riesce ad addormentarsi con facilità prima delle nove di sera si ‘attiva’ prima del solito e determina il rilascio della melatonina, l’ormone che concilia il sonno, già nelle ore pomeridiane. Inoltre, alle persone abituate a questa routine bastano dai 5 ai 10 minuti di riposo in più nei giorni non lavorativi per recuperare le ore perse nel corso della settimana, mentre normalmente ne servono circa 40. Avere sonno presto tutti i giorni può però rappresentare un ostacolo alla vita sociale, in quanto rende difficoltoso prendere parte agli eventi che si svolgono alla sera.

Lo svolgimento dello studio

Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori dell’Università della California guidati dal dottor Louis Ptacek, in collaborazione con i colleghi delle Università dello Utah e del Wisconsin, hanno analizzato i dati di 2.422 pazienti in una clinica per i disturbi del sonno per 9 anni. Monitorando il livello di melatonina, registrando le onde cerebrali, i livelli di ossigeno nel sangue, la frequenza cardiaca e la respirazione, gli esperti sono riusciti a individuare 12 persone caratterizzate da questa peculiare routine, di cui otto hanno accettato di partecipare allo studio. Tramite degli appositi test, è stato possibile individuare in due dei pazienti la presenza di geni legati alla fase del sonno avanzata. Secondo gli autori, è possibile che la percentuale di portatori di una variante familiare possa avvicinarsi al 100%. Tuttavia, in alcuni individui possono verificarsi anche delle mutazioni de novo, ossia non ereditate dai genitori. 

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