Aifa, rari casi di maculopatia pigmentosa utilizzando Elmiron

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Getty Images)

L’utilizzo del farmaco a base di polisolfato di pentosano, specie prolungato, ha causato in alcuni pazienti una forma di maculopatia unica nel suo genere: l’azienda farmaceutica produttrice consiglia regolari esami oculistici 

Secondo quanto comunicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), l’utilizzo del medicinale Elmiron, che contiene il principio attivo polisolfato di pentosano sodico, avrebbe provocato alcuni rari casi di maculopatia pigmentosa. L’Aifa lo ha spiegato diramando una nota rilasciata da bene-Arzneimittel GmbH, azienda farmaceutica che produce Elmiron, che associa specialmente un utilizzo prolungato del farmaco a base di polisolfato di pentosano con la patologia visiva. Secondo le indicazioni disposte dall’Aifa, i pazienti che fanno utilizzo del medicinale segnalato dovrebbero “essere avvisati di consultare tempestivamente un medico in caso di alterazioni visive”, come ad esempio difficoltà durante la lettura o ad adattarsi ad ambienti poco illuminati.

Un farmaco utilizzato per la cistite

Normalmente, Elmiron viene utilizzato nei pazienti adulti affetti da sindrome della vescica dolorosa, nota anche come cistite interstiziale, o ulcera di Hunner, che provocano dolore e una frequente urgenza di urinare. Secondo bene-Arzneimittel GmbH, tuttavia, alcuni soggetti che hanno utilizzato il farmaco contenente polisolfato di pentosano per il trattamento di tali problemi avrebbero mostrato sintomi tipici della maculopatia pigmentosa. Come si legge nella nota, “nella maggior parte dei casi, ciò è avvenuto in seguito all’uso a lungo termine e a un dosaggio superiore al dosaggio raccomandato di 100 mg per via orale tre volte al giorno".

I consigli per chi è colpito da maculopatia

Nei casi riscontrati in seguito all’utilizzo a lungo termine di Elmiron, la maculopatia pigmentosa che ha colpito i pazienti risulta essere “unica nel suo genere” e diversa dalle altre forme della patologia. La nota dell’azienda farmaceutica spiega infatti che “l’esame del fondo oculare ha evidenziato un’unica sottile iperpigmentazione paracentrale a livello dell’epitelio pigmentato retinico (EPR), con associate aree di atrofia dell’EPR”. Inoltre, “l’imaging retinico multimodale ha dimostrato la presenza di anomalie dell’EPR e della retina sovrastante, generalmente contenute in più aree ben delineate”. Bene-Arzneimittel GmbH consiglia a titolo precauzionale di considerare l’interruzione del trattamento nei pazienti che hanno mostrato segni di maculopatia, nonostante non sia ancora chiaro se così facendo si possa “fermare o modificare il decorso di questo disturbo retinico”. Tutti i soggetti interessati dovrebbero in ogni caso sottoporsi a esami oculistici regolari, specie coloro che assumono polisolfato di pentosano a lungo termine, al fine di poter individuare la maculopatia pigmentosa a uno stato ancora reversibile. 

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